Alla Casa Bianca si torna a parlare di “mano libera” per Kyiv. Donald Trump starebbe valutando l’ipotesi di rimuovere tutti i paletti imposti sotto la presidenza Biden sull’uso delle armi occidentali contro la Russia. L’indiscrezione arriva da due alti funzionari occidentali, che al Kyiv Post hanno riferito di una revisione in corso delle restrizioni operative imposte all’Ucraina dall’amministrazione democratica.
“Tutte le restrizioni applicate in passato – revocate o ancora in vigore – sono attualmente oggetto di revisione, perché il Presidente [Trump] ritiene che l’attuale status quo non favorisca il nostro obiettivo comune: portare la Russia al tavolo negoziale”, ha spiegato uno dei funzionari, senza fornire ulteriori dettagli.
Da tre notti consecutive la Russia sta colpendo obiettivi in tutto il territorio ucraino con ondate di droni e missili. Un contesto che ha spinto Berlino a scoprire le carte, e lunedì mattina il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato che le armi tedesche fornite a Kyiv potranno essere utilizzate anche contro bersagli militari in territorio russo. “Non ci sono più limiti di gittata”, ha dichiarato. Il Cremlino ha bollato la mossa come “pericolosa”.
Non meno taglienti i toni di Trump, che domenica ha pubblicamente criticato Vladimir Putin, accusandolo via social di essere “completamente impazzito… sta uccidendo inutilmente moltissime persone”. Replica immediata di Mosca, che ha parlato di “sovraccarico emotivo” da parte del presidente statunitense.
A margine, il presidente francese Emmanuel Macron ha commentato: “Spero che la rabbia di Trump nei confronti di Putin si traduca in azioni concrete”.
Nel fine settimana, secondo fonti russe, più di mille attacchi sarebbero stati condotti contro infrastrutture ucraine. Mosca sostiene si tratti di “risposte” ad azioni di sabotaggio condotte da droni ucraini e accusa Kyiv, insieme ai suoi alleati europei, di voler sabotare ogni tentativo di dialogo.
Sempre lunedì sera, un altro funzionario occidentale ha confermato che l’orientamento finale di Trump – sia sul rafforzamento delle misure contro la Russia che sul livello del sostegno a Kyiv – sarà al centro di colloqui con esponenti tedeschi in visita a Washington nei prossimi giorni. Tra questi, il ministro degli Esteri Johann Wadephul, atteso nella capitale americana entro la settimana.
Intervistato dal programma Tagesschau, Wadephul ha accusato Putin di voler “proseguire la guerra, non cercare la pace”, aggiungendo che “non possiamo permetterglielo”. Il capo della diplomazia tedesca ha poi anticipato l’arrivo di un nuovo pacchetto di sanzioni coordinate tra i partner europei, precisando: “Ci sarà una reazione da parte dell’Occidente, e penso anche dagli Stati Uniti”.
Resta da capire se durante il viaggio a Washington Wadephul intenderà sostenere l’annuncio di Merz sulla rimozione dei vincoli operativi per le armi a lunga gittata. Ma secondo Jorge Rivero, analista militare specializzato in strategie russo-ucraine con base a Washington, la possibile svolta è già sul tavolo degli esperti.
“L’eventuale rimozione delle restrizioni rappresenterebbe un cambio netto nel quadro operativo del conflitto”, ha detto Rivero. “Potrebbe consentire a Kyiv di colpire installazioni militari all’interno della Russia, incluse le basi aeree da cui decollano i droni Geran-2 e i bombardieri strategici che bersagliano le città ucraine”.
Non solo: “Un allentamento delle regole d’ingaggio permetterebbe alle forze ucraine di colpire anche i centri di comando e le principali arterie logistiche ben oltre il confine”, ha aggiunto. Fino a oggi, queste infrastrutture sono rimaste in larga parte intoccate per via dei vincoli imposti dagli alleati occidentali sull’uso degli armamenti più sofisticati.
Ma secondo Rivero, “la revoca di tali limiti potrebbe cambiare radicalmente la postura tattica dell’Ucraina, permettendole di disarticolare le linee di rifornimento che reggono lo sforzo bellico russo dal 2022”. Un’evoluzione che, ha concluso, “renderebbe molto più complessa la pianificazione operativa di Mosca e metterebbe in crisi la continuità logistica del Cremlino”.