Gli Stati Uniti potrebbero andare incontro a un’allarmante fuga di cervelli, una condizione normalmente associata ad altri Paesi in cui le opportunità di lavoro per l’élite intellettuale scarseggiano e l’America è un’attrazione. Questa volta, il flusso potrebbe muoversi al contrario.
Dopo i massicci tagli ai finanziamenti federali per la ricerca scientifica decisi dall’Amministrazione Trump, migliaia di scienziati negli Stati Uniti hanno perso impieghi o sovvenzioni. In risposta, governi e università di altri Paesi stanno cercando di attrarli attraverso iniziative mirate. Il Canada ha lanciato il programma Canada Leads, la Francia ha inaugurato Safe Place for Science, e l’Australia ha attivato il Global Talent Attraction Program. Anche la Max Planck Society in Germania e l’Institut de Génétique in Francia sono impegnati attivamente nel reclutamento. L’obiettivo comune è attrarre giovani ricercatori statunitensi offrendo stipendi competitivi e garantendo condizioni favorevoli per la libertà accademica.
“Il mondo intero perde se la scienza americana si spegne”, ha dichiarato Patrick Cramer, presidente della Max Planck Society.
A partire dalla Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno investito somme considerevoli nella ricerca scientifica, sia attraverso le università sia tramite agenzie federali, diventando la principale potenza scientifica globale. Oggi, però, quel sistema è stato gravemente ridimensionato dalle politiche dell’attuale presidente.
“L’amministrazione Trump sta trascorrendo i suoi primi mesi a rivedere i progetti dell’amministrazione precedente, identificando gli sprechi e riallineando le spese di ricerca per soddisfare le priorità del popolo americano e continuare il nostro dominio innovativo”, ha affermato Kush Desai, portavoce della Casa Bianca.
La proposta di bilancio della Casa Bianca per il prossimo anno prevede un taglio dei fondi al National Institutes of Health (NIH) di circa il 40% e alla National Science Foundation del 55%.
Holden Thorp, caporedattore della rivista Science, ha sottolineato che la ricerca americana ha finora portato all’invenzione di tecnologie fondamentali come i telefoni cellulari e Internet, oltre a nuovi metodi per curare il cancro, le malattie cardiache e gli ictus.
Anna-Maria Arabia, presidente dell’Accademia australiana delle scienze, ha commentato: “In risposta a quanto sta accadendo negli Stati Uniti, vediamo un’opportunità senza precedenti per attrarre alcune delle menti più brillanti nel nostro Paese”.
Anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato questo mese che l’Unione Europea intende “sancire la libertà di ricerca scientifica nel diritto”. Le sue parole sono arrivate in occasione del lancio dell’iniziativa Choose Europe for Science.
Eric Berton, presidente dell’Università di Aix-Marseille, ha aggiunto: “I nostri colleghi statunitensi non sono particolarmente motivati dal denaro. Ciò che desiderano, soprattutto, è poter continuare a fare ricerca in un contesto che garantisca piena libertà accademica”.