Venerdì un giudice federale ha temporaneamente bloccato il tentativo dell’amministrazione Trump di impedire all’Università di Harvard di accettare studenti internazionali. L’ateneo aveva intentato una causa nella stessa giornata, dopo che il Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS) aveva annunciato giovedì la propria intenzione di impedire agli studenti stranieri di frequentare il più antico istituto di istruzione superiore degli Stati Uniti.
“Questa amministrazione ritiene Harvard responsabile di aver favorito la violenza, l’antisemitismo e di essersi coordinata con il Partito Comunista Cinese all’interno del suo campus”, ha dichiarato il segretario del DHS Kristi Noem in un comunicato (enfasi nell’originale) con cui annunciava la misura, aggiungendo che la revoca della certificazione del programma di scambio per studenti e visitatori rappresenta “un avvertimento per tutte le università e istituzioni accademiche del Paese”.
Il presidente di Harvard aveva reso nota l’azione legale contro l’amministrazione Trump nella mattinata, spiegando che l’università aveva presentato una causa e richiesto un ordine restrittivo temporaneo (TRO). Il giudice del Tribunale distrettuale degli Stati Uniti, Allison Burroughs, ha accolto la richiesta nel corso della giornata, affermando nella sua decisione che l’università “subirebbe un danno immediato e irreparabile” se la certificazione per l’accoglienza degli studenti internazionali venisse revocata prima che la questione venga esaminata in tribunale. Le udienze orali sono previste per la prossima settimana, al fine di stabilire se l’azione dell’amministrazione debba restare sospesa fino al pronunciamento della sentenza definitiva.
Secondo Harvard Magazine, l’ateneo conta 6.793 studenti internazionali iscritti per l’anno accademico 2024-2025, pari al 27,3% del corpo studentesco.
Il contrasto tra Harvard e l’amministrazione Trump è emerso per la prima volta quando l’università si è rifiutata di applicare una serie di modifiche richieste dalla Casa Bianca, tra cui cambiamenti nel curriculum relativi alla politica e alla storia del Medio Oriente, oltre a un “controllo” del personale docente, amministrativo e degli studenti in base alle loro opinioni politiche. Diversi altri istituti, come la Columbia University, hanno finora aderito alle richieste dell’esecutivo.