Trump ritira il DOJ dai casi contro le polizie di Minneapolis e Louisville
Il Dipartimento di Giustizia chiederà il ritiro delle cause in corso sui corpi di polizia accusati di violazioni sistematiche dei diritti civili della popolazione afroamericana. Le cause erano scattate sotto l’amministrazione Biden per monitorare e riformare i dipartimenti di polizia di Minneapolis e Louisville dopo gli omicidi di George Floyd e Breonna Taylor. Verranno inoltre archiviate le indagini in altre sei città, tra cui Phoenix, Memphis e Trenton. La decisione arriva pochi giorni prima del quinto anniversario della morte di Floyd e segna una svolta netta nella politica federale sulla responsabilità delle forze dell’ordine.
Come è nato il progetto di una Trump Tower a Damasco
Alto quarantacinque piani, con un potenziale costo di 200 milioni di dollari (150 milioni di sterline) e il nome “Trump” in oro luccicante sulla sua sommità – questo è Trump Tower Damasco, un monumento scintillante pensato per riportare la Siria devastata dalla guerra sulla scena internazionale. Soprattutto per attirare l’attenzione del presidente degli Stati Uniti, secondo il Guardian. “Questo progetto è il nostro messaggio che questo Paese merita di fare un passo verso la pace”, ha dichiarato Walid Mohammad al-Zoubi, presidente del Tiger Group (sede negli Emirati Arabi Uniti, valore 5 miliardi di dollari) che sta sviluppando la Trump Tower Damasco. Il nuovo governo siriano ha cercato di ottenere la revoca delle sanzioni americane e una normalizzazione dei rapporti con Washington, offrendo agli Usa accesso al petrolio siriano e a opportunità di investimento. Nonostante la destituzione di Assad da parte dei ribelli nel dicembre scorso, gli Stati Uniti hanno mantenuto le sanzioni contro il Paese, diffidando del nuovo governo a guida islamista.
A cena con gli acquirenti del suo $TRUMP
Il presidente parteciperà giovedì sera all’annunciata cena di gala con i 220 maggiori possessori del suo memecoin $TRUMP, una criptovaluta lanciata a ridosso dell’inaugurazione del suo secondo mandato. L’evento si terrà al Trump National Golf Club di Potomac Falls, in Virginia, e ha già scatenato un’ondata di critiche per il rischio che anche cittadini stranieri si “comprino l’accesso” al presidente in carica. Secondo Fortune, tra gli invitati figurano il miliardario cinese Justin Sun, fondatore della blockchain Tron, e investitori da Singapore e Australia. Un’analisi ha rilevato che 18 dei 25 maggiori titolari di $TRUMP hanno effettuato transazioni tramite l’exchange estero Binance, indicando una forte presenza internazionale. Il senatore democratico Jeff Merkley e il gruppo civico Public Citizen hanno organizzato una protesta fuori dal golf club, definendo il gala “una delle innovazioni più corrotte nella storia politica americana”.
Ufficiale, il controverso Boeing del Qatar accettato dal Pentagono
L’amministrazione Trump ha accettato il regalo del jet Boeing 747 da parte del governo del Qatar e ha incaricato l’aeronautica militare di valutare come si possa arapidamente ristrutturarlo per usarlo come nuovo Air Force One. L’offerta del jet ha scatenato un’ondata di critiche bipartisan contro Trump, soprattutto dopo la visita del presidente nel Paese la settimana scorsa per concludere accordi commerciali con gli Stati Uniti.Un portavoce del Pentagono ha confermato il dono al New York Times e all’Associated Press. “Il segretario alla Difesa ha accettato un Boeing 747 dal Qatar in conformità con tutte le normative e leggi federali” ha dichiarato Sean Parnell, portavoce capo del Pentagono, in un comunicato mercoledì. “Il Dipartimento della Difesa lavorerà per garantire che siano prese in considerazione adeguate misure di sicurezza e requisiti operativi per una missione funzionale per un velivolo destinato al trasporto del presidente degli Stati Uniti”.
Trump ammette, “Putin non vuole mettere fine alla guerra”
L’ammissione sarebbe giunta durante la telefonata di Trump ai leader europei lunedì scorso: Trump ha detto che Vladimir Putin non è pronto a porre fine alla guerra in Ucraina perché “crede di star vincendo”. A riferirlo in esclusiva, ieri sera, è stato il Wall Street Journal, che ha citato tre fonti a conoscenza diretta della conversazione. È una svolta retorica rilevante, che contrasta con quanto Trump aveva sostenuto pubblicamente finora, che il leader russo “vuole sinceramente la pace”. Trump però ha escluso l’adozione immediata di nuove sanzioni contro Mosca, e ha ribadito: “Questa non è la mia guerra. Ci siamo impantanati in qualcosa che non ci riguardava”. Trump ha assicurato che gli USA non bloccheranno gli aiuti a Kiev “purché siano pagati da europei o ucraini”.
L’agguato di Trump a Ramaphosa sul “genocidio bianco”
Un botta e risposta tesissimo in mondovisione alla Casa Bianca fra Donald Trump e il presidente sudafricano Ciryl Ramaphosa. Il presidente Usa ha ribadito nello Studio Ovale le accuse al governo del Paese africano di permettere quello che ha definito un “genocidio dei bianchi”, a cui verrebbero sottratte le terre con la forza. Ramaphosa ha respinto, con toni molto pacati ma fermi, tutte le accuse, ammettendo soltanto l’esistenza di partiti minoritari che chiedono l’espropriazione di terre ai bianchi e un problema di violenze compiute da gang di delinquenti comuni.
E adesso chi andrà alla Casa Bianca a farsi maltrattare?
Dopo il litigio in mondovisione con Zelensky, e ora lo spettacolo anche più spiacevole con il sudafricano Ramaphosa, vari analisti americani si chiedono se i partner più importanti degli Usa si arrischieranno a esporsi a maltrattamenti e umiliazioni: Trump è pronto a fare dello Studio Ovale un’arena mediatica più che una sede di dialogo internazionale. Diversamente da Zelensky, che era esploso in un acceso battibecco con Trump e il vicepresidente JD Vance, Ramaphosa ha mantenuto il sangue freddo. “Si vedeva che veniva provocato” ha raccontato il suo portavoce, “ma non è caduto nella trappola”. Con eleganza e mordente, ha persino replicato, alludendo al jet privato donato a Trump dal Qatar: “Mi dispiace non avere un aereo da regalarti”.
Abrams, paracadutisti e bandiere per la parata di Trump
Il Pentagono ha iniziato il trasferimento di 28 carri armati Abrams da Fort Cavazos a Washington in vista della grande parata militare del 14 giugno, in occasione del 250º anniversario dell’esercito americano, una data che coincide con il compleanno di Trump. Il sospetto, condiviso anche da alcuni ufficiali, è che si tratti della versione riveduta e corretta della parata militare mai realizzata nel suo primo mandato. Oltre agli Abrams, sfileranno veicoli Bradley, Stryker, elicotteri Huey e Cobra, e mezzi storici come i tank Sherman, il C-47 e il P-51 Mustang. In totale, sono attesi 6.700 soldati, 50 aeromobili, 34 cavalli, due muli, un carro e un cane, per una rievocazione che attraverserà 250 anni di storia militare americana, da George Washington all’esercito “del futuro”. Il budget ufficiale va da 25 a 45 milioni, ma le spese effettive, tra logistica, sicurezza e alloggi, potrebbero lievitare molto.
Riscrivete quel rapporto sulla gang venezuelana
Joe Kent, capo di Gabinetto della direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard, ha ordinato agli analisti di riscrivere un rapporto che smentiva le affermazioni di Donald Trump sul presunto legame tra il governo venezuelano e la gang criminale Tren de Aragua. Secondo alcune email ottenute dalla stampa, Kent ha chiesto il 24 marzo e il 3 aprile di modificare l’analisi per evitare che potesse essere “usata contro” Trump o Gabbard. La valutazione originale, datata 26 febbraio, concludeva che non esiste alcuna prova credibile del coinvolgimento diretto di Caracas nelle attività del gruppo in territorio statunitense. L’Amministrazione Trump ha sostenuto che Tren de Aragua è una forza di invasione gestita da Caracas, in modo da poter affermare che il Paese è in guerra e quindi può ricorrere all’Alien Enemies Act e deportare chi è sospetto di essere nemico.
E a proposito dei deportati in Salvador: molti erano regolari o addirittura rifugiati
Almeno 50 dei 240 venezuelani trasferiti dal governo Trump al carcere di massima sicurezza CECOT in El Salvador erano entrati legalmente negli Stati Uniti, secondo un’analisi del Cato Institute. I dati contraddicono la versione ufficiale dell’Amministrazione, che li ha definiti criminali pericolosi e membri della gang Tren de Aragua. Molti dei deportati erano lavoratori regolari: cuochi, muratori, autisti, persino un veterinario e un truccatore. Alcuni avevano visti turistici o status di rifugiati. Secondo il direttore immigrazione del Cato, David Bier, il governo “li ha fatti sparire senza processo”, nonostante nessuna prova pubblica di affiliazione criminale e con molte richieste d’asilo ancora aperte. Diversi media (CBS, NYT, Reuters) non hanno trovato condanne penali per il 75% dei nomi.
Kristi Noem non sa cosa sia l’habeas corpus
E a proposito di deportazioni illegali, e arresti immotivati: non si placano le polemiche su Kristi Noem, la segretaria alla Sicurezza Interna di Trump, responsabile del progetto di espulsione. In una seduta in Senato, Noem ha balbettato quando la senatrice democratica Maggie Hassan le ha chiesto se intendesse rispettare l’habeas corpus e poi se potesse definirlo. Si tratta del principio giuridico fondante della legislazione anglosassone, risalente alla Magna Carta: nessuno può essere detenuto senza sapere perché e senza potersi difendere. Noem ha prima detto che è il “diritto costituzionale del presidente a rimuovere le persone da questo Paese”, poi quando Hassan l’ha seccamente corretta, ha detto che intende rispettarlo a meno che il Presidente non eserciti il suo legittimo diritto di fare eccezioni.
Trump e il video fake con Springsteen preso a pallate
Donald Trump ha pubblicato su Truth Social un video manipolato in cui sembra colpire Bruce Springsteen con una palla da golf. Nel montaggio, si vede il presidente su un campo da golf che colpisce una palla con il driver, poi Springsteen cade sul palco apparentemente colpito dalla palla alla schiena. Springsteen, durante un concerto a Manchester, aveva definito la Casa Bianca “corrotta, incompetente e traditrice”, e Trump ha replicato con un fiume di insulti. Il presidente ha poi accusato Springsteen e altri artisti, tra cui Beyoncé, Oprah e Bono, di aver ricevuto “contributi illegali” per sostenere Kamala Harris, e ha promesso “una grande indagine”.