Dopo un 2024 segnato da una pioggia di milioni sui candidati repubblicani, ora Elon Musk sorprende il mondo politico e finanziario annunciando una brusca frenata: niente più maxi-finanziamenti al partito. Lo ha dichiarato durante un forum economico in Qatar, dove ha spiegato che intende ridurre drasticamente le spese. A sui avviso “avrebbe già fatto abbastanza” adesso la priorità è riportare in carreggiata Tesla e SpaceX, aziende che risultano in affanno dopo i crolli delle vendite e la crisi reputazionale.
Il passo indietro arriva dopo che il miliardario sudafricano era divenuto il principale finanziatore del GOP, con oltre 300 milioni di dollari investiti a sostegno della campagna di Donald Trump e di altri candidati conservatori. Un impegno economico che lo aveva reso una figura centrale nell’universo della destra americana, ma anche facile bersaglio di proteste crescenti negli Stati Uniti e in Europa, che hanno colpito duramente i suoi marchi.
A complicare il già difficile intreccio tra affari e politica, aveva contribuito anche il ruolo operativo assunto dal tycoon alla Casa Bianca, alla guida del controverso “Dipartimento per l’efficienza governativa” in cui si promuovevano tagli massicci ai posti di lavoro federali e alla spesa pubblica, una campagna che ha generato tensioni e malcontento.
Il magnate ha voluto inoltre rassicurare gli investitori e ha confermato l’impegno di voler rimanere CEO di Tesla per almeno altri cinque anni. Una mossa vista come un tentativo di tamponare le preoccupazioni sulla sua presenza ridotta in azienda e sugli effetti destabilizzanti delle scelte compiute. “Il controllo sulla società resta per me una priorità assoluta”, ha fatto sapere, sottolineando come stia già limitando il tempo dedicato alle attività politiche a uno o due giorni a settimana.
Tesla infatti fatica a riprendersi. Le vendite sono diminuite, con una flessione del 13% nel primo trimestre 2025 e previsioni cupe per il resto dell’anno. E sebbene Musk parli di una domanda ancora solida fuori dall’Europa, la realtà degli stabilimenti americani ed europei racconta un’altra storia, fatta di scioperi, di boicottaggi e perdite di fiducia.
Nonostante l’annuncio, il leaser dell’ hi tech, non ha escluso del tutto la possibilità di tornare a finanziare in futuro la politica, qualora emergessero, a suo dire, “ragioni convincenti per farlo”. Tuttavia, alcuni analisti ritengono che la decisione dell’imprenditore rifletta anche un “esaurimento personale” a causa dalle polemiche che lo hanno investito.
Una fonte vicina alla Casa Bianca ha minimizzato l’impatto della ritirata, sostenendo che il visionario continuerà comunque a esercitare influenza come consigliere informale e tramite le sue reti di contatti. Altri osservatori invece avvertono: il suo allontanamento rischia di lasciare un vuoto difficile da colmare fra le fila trumpiane, ora costrette a ripiegare su donatori tradizionali e sulla raccolta fondi di base in vista delle elezioni di metà mandato.
La figura dell’investitore divide l’opinione pubblica. I repubblicani lo amano, i democratici lo respingono. Ma il dato più rilevante è che il 58% degli americani ha un’opinione sfavorevole di lui, in base a una rilevazione di Reuters/Ipsos, una delle principali agenzie di stampa internazionali. Un campanello d’allarme per un personaggio che ha sempre puntato sul carisma e sull’immagine per alimentare il valore dei suoi brand.