Alla 77ª edizione del Festival di Cannes, Mario Martone è arrivato con Fuori, il suo nuovo film che porta sullo schermo la figura di Goliarda Sapienza. In conferenza stampa, accanto a lui la co-sceneggiatrice Ippolita Di Majo, Valeria Golino, Matilde De Angelis ed Elodie: quattro voci per un racconto corale che attraversa l’intellettualità femminile, il carcere, e le relazioni tra donne.
Martone ha raccontato la genesi del progetto come un lungo percorso: l’idea iniziale era un film ambientato negli anni in cui Sapienza scrive L’arte della gioia, ma la svolta è arrivata quando ha abbandonato l’idea di un racconto strettamente biografico. “La vera spinta è nata quando ho capito che dovevo cogliere qualcosa di più profondo – non solo i fatti, ma l’energia che c’era nei suoi testi”, ha detto. Per questo ha deciso di inserire filmati d’archivio, per farla “entrare nel film, non solo come personaggio ma come corpo reale”.
Nel parlare di Sapienza, Martone l’ha accostata ad altre figure irregolari della cultura italiana: “A differenza di Paolini, Sapienza non era una perseguitata ma un’emarginata”. Ha ricordato come il suo pensiero abbia incontrato forti resistenze, specialmente in un ambiente dominato da logiche maschili. Anche la scelta di ambientare il film nella Roma degli anni ’80 risponde a un’esigenza di linguaggio: “Quel decennio non è sfondo, è parte del discorso. E anche le scelte visive, come gli zoom e i movimenti di macchina, richiamano un certo cinema italiano, in modo non nostalgico ma strutturale”.
Valeria Golino, che interpreta Sapienza, ha ricordato l’incontro avuto con lei da ragazza. Un ricordo vivido che ha influenzato la costruzione del personaggio. “Mi interessava restituire il modo in cui sapeva ascoltare. Non ho cercato il gesto clamoroso, ma quel silenzio attento che accoglie l’altro”.
Matilde De Angelis ha parlato del legame nato tra le tre protagoniste durante le riprese, un’intesa cresciuta scena dopo scena che ha avuto un peso reale nel dare credibilità ai rapporti raccontati sullo schermo. “Non è stata solo un’ottima collaborazione: ci siamo incontrate davvero. È nato qualcosa che ha lasciato il segno, anche fuori dal film”.
Anche Elodie ha raccontato un coinvolgimento che ha superato i confini della recitazione. “È stato un lavoro sulle emozioni, sul mettersi a nudo. Martone ci ha dato spazio e ci ha spinto ad andare a fondo. Per me è stata un’esperienza trasformativa”. Per Ippolita Di Majo, Fuori è anche una storia di amicizia libera, sorellanza, maternità e desiderio, evidenziando come il film esplori il percorso di perdersi e volersi ritrovare.
Uno dei nuclei tematici più forti del film è il carcere. Martone ha riportato la visione di Sapienza, che non vedeva la prigione come un luogo separato, ma come parte della società. “Nessuno si salva senza immaginazione”, ha detto. “È l’immaginazione che ti restituisce a te stesso quando sei perso nella prigione del mondo”. E ha concluso: “Dovremmo tornare a interrogarci su chi viene escluso, su quali confini definiamo e perché. Sapienza ci costringe ancora a farlo”.