Gerry Connolly, veterano democratico del Congresso e figura centrale nella rappresentanza della Virginia del Nord, è morto all’età di 75 anni. A dare l’annuncio è stata la sua famiglia, che ha ricordato l’impegno pubblico del congiunto come una passione autentica e inesauribile, capace di lasciare un’eredità destinata a durare nel tempo.
Pochi mesi fa, Connolly aveva rivelato che il cancro esofageo, già diagnosticato nel 2024, era tornato. In aprile aveva comunicato che non si sarebbe ricandidato nel 2026 e che avrebbe rinunciato al suo ruolo di membro di rango nella Commissione per la supervisione e la riforma del governo. Agli elettori aveva detto che il suo tempo nel servizio pubblico stava volgendo al termine e che servire la sua comunità era stata una gioia.
Nel corso della lunga carriera, Connolly è stato una voce a sostegno dei dipendenti federali, soprattutto durante le amministrazioni ostili al settore. Aveva recentemente accusato apertamente anche il presidente Trump e l’amministrazione DOGE di aver attaccato sistematicamente questa forza lavoro, tagliando fondi vitali e riducendo l’accesso ai servizi essenziali.
La sua attenzione si estendeva anche alle relazioni internazionali. Ex membro dello staff della Commissione Esteri del Senato, Connolly era attivo nella politica globale e nel 2024 era stato nominato presidente ad interim dell’Assemblea parlamentare della NATO. I colleghi lo descrivevano come determinato e visionario, in particolare per il suo impegno a rafforzare le istituzioni democratiche nei paesi membri.
Con radici cattoliche irlandesi e un passato da seminarista, il deputato aveva trovato nella politica la sua vera vocazione. Laureato alla Kennedy School di Harvard, amava definirsi un appassionato di strategie governative. Nel 2012 ricordava con orgoglio di non aver mai perso un’elezione, dalla scuola superiore fino al Congresso.