Fino a poche settimane fa era ovunque: ai briefing, sui voli presidenziali, perfino in prima fila durante i discorsi ufficiali. Oggi Elon Musk, è praticamente scomparso dai radar della Casa Bianca.
Il silenzio è iniziato dal 31 marzo, il presidente non ha più speso una parola su di lui, né in pubblico né sui social. Un elemento insolito, considerato che in precedenza il magnate sudafricano veniva menzionato anche quattro volte a settimana su Truth Social, la piattaforma preferita da Trump.
Dietro questa improvvisa eclissi si cela un mix letale di sondaggi impietosi, battute d’arresto politiche e crollo d’immagine. A partire dalla sconfitta in Wisconsin, dove il candidato sponsorizzato dal fondatore di Tesla ha perso clamorosamente nonostante un investimento record di 21 milioni di dollari. Il suo stile sopra le righe, fatto di assegni milionari e cappelli da cheesehead, non ha convinto: un agente repubblicano ha commentato che si era illuso di poter “comprare i voti comportandosi come un ragazzino”, ma alla fine ha solo irritato gli elettori.
A peggiorare le cose è arrivato un sondaggio della Marquette University che ha rilevato una bocciatura netta: il 58% degli intervistati non approva la sua gestione della task force DOGE (Department of Government Efficiency), e una percentuale ancora più alta, il 60%, ha dichiarato di non apprezzare il miliardario a livello personale.
Il colpo più duro, però, è stato inferto ai suoi affari: Tesla ha visto crollare i propri profitti del 71% nel primo trimestre del 2025, costringendo Musk a ridurre il suo impegno nel progetto governativo a “uno o due giorni a settimana”. Anche gli obiettivi iniziali di DOGE, tagliare sprechi e recuperare 2 trilioni di dollari, si sono ridimensionati drasticamente. I risparmi dichiarati si fermano a circa 170 miliardi, cifra che secondo siti come Lawfare, specializzato in analisi giuridica, sicurezza nazionale e diritto costituzionale, rischia di essere annullata dai tagli a funzioni cruciali come i controlli fiscali sull’evasione dei redditi elevati.
Tuttavia, il guru dell’innovazione non è stato completamente messo da parte, ha partecipato alla riunione del gabinetto presidenziale per i primi 100 giorni del leader repubblicano e ha preso parte a una visita ufficiale in Medio Oriente. Durante quell’incontro, il presidente lo ha ringraziato per il contributo dato allo Stato, riconoscendone i sacrifici.
L’idillio però appare compromesso, nessuna menzione nei post, nei comizi o nei piani futuri. Anche gli esponenti politici più vicini a Musk sembrano aver smesso di esaltarne i risultati, pur sperando ancora in un suo contributo finanziario alle campagne elettorali.
In politica, l’invisibilità pesa quanto una sconfitta. E la stella di Musk, al momento, sembra aver perso il suo posto nel firmamento trumpiano.