Un volo, 65 passeggeri e una scelta difficile: tornare a casa con un incentivo, oppure rischiare la detenzione e l’espulsione forzata. Non è una scena da fiction distopica, ma l’ultima trovata dell’amministrazione Trump in tema di immigrazione.
Il programma, lanciato a marzo e decollato concretamente da Houston, offre a migranti irregolari la possibilità di “auto-deportarsi”: in cambio di una partenza volontaria, ricevono il rimpatrio gratuito e un bonus di 1.000 dollari. L’alternativa è rimanere negli Stati Uniti da invisibili, con la minaccia concreta di arresto, centri di detenzione sovraffollati e un futuro segnato da un divieto di rientro.
Le autorità statunitensi sostengono che l’iniziativa vuole incentivare l’uscita spontanea dal Paese. Ma per molti osservatori si tratta piuttosto di una strategia di pressione psicologica mascherata da misura umanitaria. Michelle Brané, già a capo della Task Force per il ricongiungimento familiare dell’amministrazione Biden, ha spiegato che in teoria il programma potrebbe funzionare, “ma solo se non ci fossero coercizioni e se le persone fossero realmente informate e tutelate nei loro diritti”.
Il Dipartimento di Stato ha rilanciato con vigore leggi come: l’Alien Enemies Act del 1798, una norma che autorizza il presidente degli Stati Uniti a detenere, espellere o imporre restrizioni ai cittadini di Paesi nemici durante tempi di guerra o conflitto armato, e l’Immigration and Nationality Act del 1958, una misura che ha riformato e unificato tutta la normativa sull’immigrazione e la cittadinanza in America, mentre il Dipartimento di Stato utilizza sistemi di intelligenza artificiale per sorvegliare i profili social di studenti stranieri sospettati di simpatie verso gruppi come Hamas.
Non mancano gli eccessi: come i tentativi, bloccati dalla Corte Suprema, di chiudere cittadini venezuelani in carceri note per le violazioni dei diritti umani, o i rimpatri forzati di manifestanti filo-palestinesi, oggi al centro di battaglie giudiziarie.
L’ipotesi più volte annunciata dal leader del GOP e dal segretario alla Sicurezza Interna Kristi Noem: chi parte volontariamente, potrebbe un giorno tornare legittimamente. Un messaggio che campeggia anche nelle pubblicità istituzionali: “Auto-espelletevi ora e preservate la vostra opportunità di rientrare legalmente”.
Kerri Talbot direttrice di Immigration Hub, un’organizzazione statunitense senza scopo di lucro che si occupa di politiche migratorie, è scettica. Il piano, afferma, è ingannevole: “La maggior parte di queste persone non potrà tornare. Le leggi esistenti lo impediscono, e l’amministrazione non ha il potere di cambiarle”.
Nel frattempo, i numeri raccontano di un incremento delle espulsioni. Ma, paradossalmente, l’amministrazione repubblicana è ancora dietro a quella democratica, almeno per numero totale di rimpatri nello stesso periodo.