Un jet da combattimento F-16 dell’aeronautica militare statunitense colpito in volo da un oggetto non identificato durante un’operazione in Arizona. L’incidente, è solo uno dei molti episodi sospetti segnalati negli ultimi mesi nei pressi dei poligoni di addestramento militare della zona. La dinamica è stata ricostruita grazie a documenti ufficiali della Federal Aviation Administration FAA, l’Amministrazione Federale dell’Aviazione degli Stati Uniti, riportati per la prima volta dalla testata War Zone.
Secondo quanto emerge, un “sistema aereo senza equipaggio”, definizione tecnica usata per indicare i droni, avrebbe colpito la cupola trasparente “baldacchino” sopra la testa del pilota, costringendo il caccia da 63 milioni di dollari a rientrare alla base e a restare temporaneamente a terra per le riparazioni.
Anche successivamente, sarebbero stati segnalati almeno altri tre incontri ravvicinati con oggetti simili. La FAA ha confermato di registrare regolarmente avvistamenti di “fenomeni aerei non identificati” UAP. Quando i rapporti sono supportati da dati radar o altri elementi tecnici, le informazioni vengono inoltrate alla Task Force apposita e all’Ufficio del Dipartimento della Difesa dedicato alla risoluzione delle anomalie.
Tra maggio 2023 e giugno 2024, il governo ha raccolto ben 757 segnalazioni ufficiali di UAP, di cui 708 avvenute durante il volo. Solo 49 di questi episodi sono stati archiviati come “casi chiusi”.
Gli oggetti osservati in Arizona, spesso descritti come piccoli droni bianchi e arancioni, si muovono in formazioni che arrivano fino a otto unità. Gli avvistamenti si concentrano in prossimità di aree ad alta sicurezza e risalgono almeno al 2020. La loro presenza costante ha destato l’interesse di analisti ed esperti del settore.
Luis Elizondo, ex investigatore del Pentagono, ha osservato che negli ultimi tempi si è verificato un aumento significativo di segnalazioni nella zona al confine con il Messico. L’ipotesi più inquietante è che dietro questi velivoli ci siano tecnologie d’avanguardia impiegate da cartelli della droga per scopi di spionaggio e traffico illecito.
Anche Ron Vitiello, ex funzionario della US Customs and Border Protection, l’Agenzia delle Dogane e della Protezione delle Frontiere, ha riferito che i cartelli potrebbero aver sviluppato o acquistato mezzi altamente sofisticati, capaci di trasportare fino a 10 chili di stupefacenti per volta. A suo avviso, le organizzazioni criminali disporrebbero di “fondi praticamente illimitati” e punterebbero sull’innovazione tecnologica per superare i controlli di frontiera. La loro strategia sarebbe quella di sorprendere continuamente le autorità con apparecchiature mai visti prima nello spazio aereo.