“Ciò che li spaventa davvero è la nostra gioia”. Così ha affermato Peppermint, attivista e artista drag, aprendo la cerimonia sul National Mall a Washington, dove una monumentale installazione di 900 metri quadrati ha steso davanti agli occhi del mondo 258 pannelli realizzati da persone transgender e loro sostenitori. Il messaggio era chiaro: raccontare la libertà, rivendicare l’identità, cucire insieme orgoglio e resistenza in un momento storico segnato da attacchi ai diritti civili da parte dell’Amministrazione Trump.
L’iniziativa, promossa dall’American Civil Liberties Union (ACLU), un’organizzazione no-profit americana che si occupa di difesa dei diritti civili, si intitola “Freedom to Be Monument”. Il progetto ha preso vita da una semplice ma potente domanda inviata insieme ai kit per cucire in tutto il Paese: “Cosa significa libertà per me?” Le risposte sono arrivate da ogni angolo degli Stati Uniti, trasformandosi in opere tessili cariche di simboli, colori e storie personali. Alcuni pannelli hanno rivendicato il diritto a non essere incasellati come maschio o femmina nei documenti ufficiali, altri hanno chiesto la possibilità di restare nei propri territori senza dover rinunciare alla sicurezza.
La manifestazione si è svolta nel primo giorno del WorldPride, il festival LGBTQ+ globale ospitato quest’anno nella capitale americana. Una celebrazione che, nonostante la prevista affluenza di tre milioni di persone, si colloca in un contesto politico e sociale sempre più ostile verso la comunità transgender. Nei primi mesi del suo mandato, il leader del GOP ha emesso ordini esecutivi che limitano l’assistenza sanitaria per i giovani trans, impongono il riconoscimento ufficiale di soli due generi e vietano la presenza di persone transgender nelle forze armate. Inoltre, ha rimosso i riferimenti queer dal sito del National Park Service, proprio in occasione del ricordo della rivolta di Stonewall.
Non è un caso che la gigantesca trapunta venga srotolata proprio ora, a pochi passi dalla Casa Bianca, e a un mese dalla sentenza della Corte Suprema su una causa cruciale riguardante le cure mediche per giovani trans. L’opera è anche un atto di memoria: come ha ricordato Peppermint, si ispira all’AIDS Memorial Quilt, la trapunta commemorativa nata nel 1987 per ricordare le vittime dell’HIV, oggi conservata a San Francisco. Cleve Jones, l’attivista che ideò quell’installazione, ha dichiarato in un videomessaggio di essere onorato che la sua idea abbia ispirato questa nuova versione: una “trapunta vivente” che celebra chi oggi è vivo, combatte e costruisce ponti.
Dietro l’opera c’è anche un’intuizione della comunicatrice dell’ACLU Gillian Branstetter, che ha voluto evitare i classici strumenti politici e lasciare spazio alla creatività. Secondo lei, le parole più efficaci per raccontare l’identità e la libertà trans non nascono in un focus group, ma dalla vita delle persone stesse.
Durante la giornata, centinaia di visitatori si sono radunati per leggere i pannelli, ascoltare i discorsi, danzare sulla musica dei DJ. non veniva gridato contro i legislatori alcun slogan: si è espressa solo una gioia potente, nella sua forma più autentica.