Clamoroso! La Corte Suprema blocca le espulsioni fatte dalla Casa Bianca ai sensi dell’Alien Enemies Act del 1798. È legge di guerra in base alla quale possono essere internati o estradati i “nemici” degli Stati Uniti durante un conflitto e che è stata “rispolverata” dall’Amministrazione per deportare gli immigrati illegali saltando la fase processuale.
Il caso preso in considerazione dalla Corte Suprema ha visto alcuni venezuelani che stavano per essere estradati dagli Stati Uniti da un centro federale del Texas dove erano stati rinchiusi con l’accusa di essere membri della banda Tren De Aragua.
La decisione della Corte Suprema rappresenta una perdita significativa per Trump, che finora ha utilizzato questa oscura scappatoia legale per accelerare le espulsioni ed evitare i processi di revisione normalmente effettuati prima di espellere le persone dal Paese. Ma la sentenza però è anche temporanea e la battaglia legale, con diverse sfumature, prosegue tuttora in diverse corti federali.
I giudici della Corte Suprema hanno rinviato il caso alla Corte d’Appello del Quinto Circuito, con sede a New Orleans, per decidere le questioni fondamentali, tra cui la legittimità della decisione di applicare una legge di guerra, che solo il Congresso può dichiarare, e il mancato preavviso che per legge i migranti presi di mira dovrebbero ricevere. Due giudici conservatori – Clarence Thomas e Samuel Alito – hanno pubblicamente espresso il loro dissenso.

Il parere non firmato della Corte si soffermava in particolare sul modo in cui il governo ha diretto fino a ora le espulsioni e anche su come il giudice distrettuale James Hendrix avesse gestito il caso in una fase precedente. Il magistrato, nominato da Trump, si era rifiutato di sospendere le deportazioni dopo che la American Civil Liberties Union (ACLU) aveva presentato appello sostenendo che alle persone che stavano per essere deportate non era stato dato il tempo per controbattere.
La Corte ha fatto riferimento anche a un altro caso che le era già pervenuto in precedenza, quello di Kilmar Abrego Garcia, erroneamente espulso a El Salvador. Ha osservato che l’amministrazione Trump ha dichiarato di “non essere in grado di provvedere al rimpatrio di un individuo espulso per errore in una prigione di El Salvador”. Questo evidenzia come “gli interessi dei detenuti in gioco sono pertanto particolarmente importanti”. In precedenza la Corte Suprema aveva dichiarato che la Casa Bianca avrebbe dovuto “facilitare” il rientro di Abrego Garcia. Cosa che non è mai stata fatta.
Nella sua decisione la Corte ha aggiunto che il modo in cui l’Amministrazione Trump sta gestendo le espulsioni non è “accettabile”. Nello specifico, i giudici hanno sottolineato un preavviso di sole 24 ore “privo di informazioni su come esercitare il diritto al giusto processo per contestare la loro espulsione”.
La Corte Suprema ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per un ulteriore riesame, sostenendo che quest’ultima aveva commesso un grave e sostanziale errore nell’archiviare il caso dei detenuti.
“La sentenza odierna estende di fatto il blocco temporaneo che i giudici avevano imposto alle espulsioni ai sensi dell’Alien Enemies Act dal Distretto Settentrionale del Texas il 19 aprile”, ha dichiarato Steve Vladeck, analista della Corte Suprema e professore presso la Georgetown Law che è stato intervistato dalla CNN. “Poiché i tribunali inferiori hanno bloccato l’uso della legge in ogni altro distretto in cui il presidente ha cercato di invocarla, ciò significa che di fatto sospende tutte le espulsioni ai sensi della legge fino a quando la Corte d’Appello del Quinto Circuito – e, presumibilmente, la Corte Suprema stessa – non avrà stabilito in modo definitivo se siano legali e, in tal caso, quanto tempo sia necessario per il procedimento”.