Un gruppo di negoziatori russi è arrivato giovedì mattina a Istanbul per avviare quello che, almeno formalmente, dovrebbe essere il primo incontro diretto con la controparte ucraina da oltre tre anni.
Ma la notizia vera è un’altra: non ci sarà il presidente Vladimir Putin. Al suo posto, il Cremlino ha incaricato Vladimir Medinsky, già ministro della Cultura e capo della fallimentare trattativa di pace del 2022. Con lui, secondo un decreto presidenziale pubblicato mercoledì sera, ci saranno il vice ministro degli Esteri Mikhail Galuzin, il vice ministro della Difesa Aleksandr Fomin e il capo dell’intelligence militare (GRU) Igor Kostyukov. Una squadra ristretta ma affiancata da un nutrito gruppo di consiglieri del blocco presidenziale russo, dagli Esteri alla Difesa.
Presenti alla riunione anche il nuovo ministro della Difesa Andrei Belousov, il capo di stato maggiore Valery Gerasimov, il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev (e non Shoigu, come inizialmente ipotizzato), e il direttore dell’FSB Alexander Bortnikov.
Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che i funzionari sono “pronti a un lavoro serio”, sebbene fino a poche ore dall’inizio dei colloqui non siano emersi dettagli concreti sull’agenda.
Dopo il suo arrivo ad Ankara, giovedì il presidente Volodymyr Zelensky ha liquidato con sarcasmo la composizione della delegazione russa: “Nulla è stato confermato ufficialmente, ma da quello che abbiamo visto sembra più un elemento scenografico che una squadra di negoziatori”, ha dichiarato al Guardian. “Sappiamo bene chi prende davvero le decisioni a Mosca, e ci comporteremo di conseguenza.”
Zelensky aveva espresso la disponibilità a incontrare solo Putin, escludendo in modo esplicito ogni confronto con funzionari di secondo piano. Una fonte ucraina ha precisato all’AFP che il leader ucraino non partirà per la metropoli sul Bosforo ma rimarrà ad Ankara, dove in giornata ha avuto un colloquio con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.
Nel pomeriggio il presidente ucraino Zelensky ha annunciato che la propria delegazione sarà guidata dal ministro della Difesa Rustem Umerov e comprenderà anche ufficiali militari e dei servizi segreti, aggiungendo che “la questione chiave nei negoziati sarà il cessate il fuoco”.
Nel frattempo, a margine del vertice NATO in corso ad Antalya, il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha ha incontrato il segretario di Stato americano Marco Rubio e il senatore repubblicano Lindsey Graham. Rubio ha espresso “impazienza” per l’assenza di progressi sul fronte diplomatico, sottolineando che Washington è ora disposta a valutare “qualsiasi meccanismo” pur di arrivare a una cessazione del conflitto.
“Ci troviamo in un momento estremamente delicato”, ha dichiarato Rubio. “L’obiettivo resta una soluzione negoziata e duratura che impedisca future guerre”.
Nel centro di Istanbul, decine di giornalisti si sono raccolti davanti al Palazzo di Dolmabahçe, indicato come possibile sede delle trattative. Ma le autorità turche non hanno confermato ufficialmente il luogo dell’incontro, né l’orario d’inizio. La diplomazia russa ha fatto sapere che i colloqui potrebbero iniziare nel tardo pomeriggio o in serata.
Dietro le quinte, entrambe le parti sembrano desiderose di mostrare agli Stati Uniti – e in particolare al presidente Donald Trump – una volontà diplomatica, se non altro di facciata. Trump, in tournée in Medio Oriente, aveva fatto trapelare la possibilità di partecipare ai colloqui, ma ha poi ritrattato: “Nulla accadrà finché non parlerò direttamente con Putin”, ha detto da Dubai.
“Pensavo di andarci, ma è complicato”, aveva spiegato poche ore prima in Qatar, durante una colazione di lavoro con alcuni imprenditori. Poi ha corretto il tiro: “Non succederà niente, che vi piaccia o meno, finché io e lui non ci incontriamo”.
A chi gli chiedeva se fosse deluso dalla decisione di Putin di non presentarsi a Istanbul, Trump ha risposto seccamente: “Perché dovrei? Abbiamo appena concluso affari per 4.000 miliardi di dollari”.
Le parole più tranchant, però, arrivano da una fonte diplomatica russa, citata dal Moscow Times: “Zelensky è buono solo per firmare una capitolazione. Punto”. Il Cremlino ha fatto sapere che Putin non vede il presidente ucraino come un interlocutore alla pari e che accetterà un incontro diretto solo “in caso di resa pubblica”.
Putin e Zelensky si sono incontrati una sola volta, nel 2019 a Parigi, durante il vertice del Formato Normandia con Macron e Merkel. Il tentativo di allora non produsse alcun risultato duraturo. Da allora, Mosca ha etichettato il governo di Kyiv come un regime “neo-nazista”, evocando la resistenza sovietica contro Hitler nella Seconda guerra mondiale per giustificare le proprie operazioni militari.
Giovedì, davanti alla stampa turca, Zelensky ha lasciato intendere che il messaggio per Putin è già arrivato: “Sono qui. Mi sembra abbastanza chiaro”.