Gli Stati Uniti sono “molto vicini” a un accordo “storico” sul nucleare con l’Iran. Ad affermarlo è stato giovedì Donald Trump, secondo cui la Repubblica Islamica avrebbe “in un certo senso accettato” le condizioni USA.
“Siamo impegnati in negoziati molto seri con l’Iran per una pace di lungo termine”, ha affermato il presidente, secondo quanto riporta AFP. “Potremmo riuscire a concludere senza dover passare per l’opzione violenta. C’è una strada più morbida e una più dura, ma preferirei non ricorrere alla seconda”.
Come affermato da Ali Shamkhani, uno dei principali consiglieri politici, militari e nucleari dello Ayatollah Ali Khamenei, l’Iran è pronto a firmare un accordo sul nucleare con l’amministrazione Trump, in cambio della revoca delle sanzioni economiche.
Teheran, da canto suo, si impegnerà a non costruire mai armi nucleari, a sbarazzarsi delle sue scorte di uranio altamente arricchito, che può essere trasformato in arma, ad arricchire l’uranio solo per uso civile ed a consentire agli ispettori internazionali di supervisionare tale processo.
I commenti di Shamkhani sembrano essere la dichiarazione pubblica più chiara rilasciata fino ad oggi dalla cerchia ristretta della Guida Suprema sulle aspettative dell’Iran e sulla sua volontà di raggiungere un accordo. “Se gli americani agiscono come dicono, di sicuro potremo avere relazioni migliori”, ha aggiunto il consigliere, spiegando che tale patto “potrebbe portare ad una situazione più stabile nel prossimo futuro”. Tuttavia, l’ultima parola spetta sempre a Khamenei.
Shamkhani ha anche espresso preoccupazione per il fatto che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, possa tentare di ostacolare i negoziati con gli USA.
L’ultimo round di colloqui tra Washington e Teheran si è svolto domenica a Mascate, in Oman, senza risultati definitivi. Secondo fonti di Axios, nel corso dell’incontro la delegazione americana avrebbe presentato una proposta formale per un nuovo accordo. Tuttavia, un alto funzionario iraniano ha smentito la ricezione di un piano aggiornato da parte statunitense, ribadendo che Teheran “non accetterà mai di rinunciare al diritto di arricchire uranio sul proprio territorio”.
Gli Stati Uniti, da parte loro, continuano a chiedere l’interruzione completa del processo di arricchimento, ma per Teheran si tratta di un diritto garantito dal Trattato di Non Proliferazione (NPT). “Siamo pronti a dei limiti, non a rinunce”, ha ribadito un rappresentante del governo.
L’Iran chiede inoltre che eventuali concessioni siano accompagnate da garanzie giuridiche: “Teheran vuole assicurazioni che Trump non possa di nuovo stracciare un accordo come accadde sette anni fa”, riferiscono fonti vicine ai colloqui.
Restano inoltre divergenze sulla gestione dell’uranio già arricchito. Teheran preferirebbe un’eliminazione graduale delle scorte, ma Washington insiste per un disarmo immediato. Nessun accordo, infine, sull’eventuale Paese terzo che dovrebbe ricevere il materiale sensibile.
Le dichiarazioni di Trump arrivano poche ore dopo la minaccia di nuove sanzioni economiche pesantissime nel caso in cui Teheran non accetti un accordo per limitare il suo programma nucleare. Le osservazioni del leader statunitense sono state fortemente criticate dal presidente iraniano Masoud Pezeshkian.
“Pensa di poter venire qui, lanciare slogan e spaventarci. Per noi il martirio è molto più dolce che morire a letto”, ha quest’ultimo, “Siete venuti a spaventarci? Non ci piegheremo a nessun prepotente”. Anche lo stesso Shamkhani ha anche espresso frustrazione per il tono e le continue minacce di Trump, spiegando: “Parla di ramo d’ulivo, che non abbiamo visto. È tutto filo spinato”.
Trump ha affermato in diverse occasioni che non si può permettere all’Iran di sviluppare un’arma nucleare. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, l’organismo di controllo nucleare delle Nazioni Unite, ha affermato che Teheran ha arricchito abbastanza uranio da poter realizzare ben sei bombe nucleari.