Giovedì mattina, la Corte Suprema ha preso in esame per circa due ore la richiesta del presidente Donald Trump di porre fine alla cittadinanza automatica per i bambini nati negli Stati Uniti, figli di immigrati illegali o di genitori che non hanno la residenza permanente nel Paese. Il caso è importante, al di là della materia specifica, perché potrebbe mettere in discussione la capacità del potere giudiziario di contenere Trump o altri futuri presidenti.
La Corte Suprema ha ascoltato le argomentazioni orali in una serie di cause riunite, presentate dagli Attorney General di alcuni Stati, dai gruppi in difesa dei diritti civili e da organizzazioni che tutelano gli immigrati, che contestano l’ordinanza di Trump sullo ius soli. Secondo molti, è una chiara violazione del XIV Emendamento che concede la cittadinanza a “tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e soggette alla sua giurisdizione”.
L’ordine esecutivo di Trump, annunciato il primo giorno che era rientrato alla Casa Bianca e che, come ha detto la giudice progressista Sonia Sotomayor, potrebbe rendere “apolidi” migliaia di futuri bambini nati negli Stati Uniti, è stato sospeso da tribunali distrettuali in Maryland, Massachusetts e nello Stato di Washington, che lo hanno giudicato incostituzionale, portando il Dipartimento di Giustizia a presentare un ricorso alla Corte Suprema.
Non è chiaro come i giudici decideranno anche se la maggioranza dei nove magistrati, sei sono conservatori e tre liberal, finora ha emesso sentenze che hanno aiutato il presidente Trump.
Nessuno dei nove magistrati ha sostenuto esplicitamente le affermazioni dell’Amministrazione Trump e i giudici si sono mostrati scettici sia sull’autorizzazione totale che vuole la Casa Bianca sia sulla totale opposizione alle ingiunzioni decise dai magistrati a livello nazionale.
“A mio avviso l’ordinanza viola quattro precedenti”, ha detto la giudice Sonia Sotomayor. Elena Kagan ha invece osservato che l’Amministrazione Trump ha sempre perso nei tribunali inferiori in merito allo ius soli. Il giudice conservatore Brett Kavanaugh è apparso sensibile alle argomentazioni, sostenendo che i gruppi in difesa degli immigrati e delle libertà civili dovrebbero presentare una class-action.

La Corte Suprema ha anche la responsabilità di esaminare in modo più ampio le conseguenze che scaturiranno dalla sua decisione. L’impatto di questo caso sarà ben più ampio del solo diritto di cittadinanza perché potrebbe limitare il potere dei giudici federali, tanto che non potranno più bloccare o almeno rallentare altre iniziative di Trump in contrasto con la Costituzione lasciandogli mano libera totale. Ed è quello che ovviamente spera la Casa Bianca.
“La decisione della Corte è urgente dato che le ingiunzioni dei magistrati hanno raggiunto livelli da tsunami”, ha detto John Sauer, il Solicitor General che ha sostenuto le tesi della Casa Bianca. Ha aggiunto che il presidente ha l’autorità di vietare la cittadinanza per diritto di nascita perché gli immigrati irregolari si trovano nel Paese illegalmente e, pertanto, non sono “soggetti alla giurisdizione” del governo degli Stati Uniti.
La Corte Suprema emetterà la sentenza entro la fine di giugno.
In una storica decisione emessa nel 1898 la Corte Suprema ha confermato la garanzia della cittadinanza per diritto di nascita quando ha stabilito che un bambino nato negli Stati Uniti, Wong Kim Ark, era cittadino americano anche se i suoi genitori erano “sudditi dell’Imperatore della Cina”. I genitori non avevano diritto a diventare cittadini e alla fine tornarono in Cina.
Nelle analisi post-dibattito gli esperti legali hanno ampiamente respinto la tesi dell’Amministrazione Trump a sostegno del suo decreto sulla cittadinanza per diritto di nascita e la posizione legale del governo, che sostiene che la clausola che stabilisce che la cittadinanza è concessa a persone “soggette alla sua giurisdizione” esclude i non cittadini. Questa è stata definita una “tesi folle”, ha affermato la professoressa di diritto Margaret Stock a NPR. “Questa tesi è o una teoria folle o un’interpretazione disonesta della Costituzione”, ha dichiarato Gerald Neuman, professore della Harvard Law School, ad Harvard Law Today.
Gli esperti legali sono tuttavia più divisi sulla questione delle ingiunzioni a livello nazionale, osservando che esistono argomentazioni legali a sostegno sia della loro autorizzazione che della loro messa al bando. “Non credo che il Congresso abbia dato questa autorità ai tribunali distrettuali”, ha dichiarato a Politico Nicholas Bagley, professore di giurisprudenza presso la University of Michigan. Ha aggiunto che, però, nello stesso tempo, con gli ordini presidenziali il capo della Casa Bianca sta di fatto imponendo regole che spettano al potere legislativo.
Trump, prima dell’udienza alla Corte Suprema, su Truth Social si è scagliato contro la cittadinanza per nascita definendola “un altro punto che porta al malfunzionamento dell’America” e scrivendo: “La cittadinanza per nascita non era pensata per le persone che si prendevano una vacanza per diventare cittadini permanenti degli Stati Uniti d’America, portando con sé le loro famiglie, ridendo sempre dei ‘FALSI’ che siamo!”.
Il presidente ha anche falsamente affermato che gli Stati Uniti sono l’unico Paese in cui viene concessa la cittadinanza per nascita.