Donald Trump ha incontrato mercoledì a Riad il nuovo capo di Stato siriano Ahmed al-Sharaa a margine del vertice tra Washington e i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo. L’incontro, avvenuto alla presenza del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, è stato confermato dalla Casa Bianca, che ha annunciato contestualmente l’intenzione dell’amministrazione statunitense di revocare tutte le sanzioni economiche contro Damasco.
Secondo quanto riferito dalla portavoce presidenziale su X, il presidente USA ha invitato Sharaa ad avviare un processo di normalizzazione delle relazioni con Israele, sulla scia degli Accordi di Abramo del 2020 già firmati da Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Marocco. “Credo che la Siria si unirà a un certo punto,” ha dichiarato il presidente, citato dal pool della stampa americana. “Gli ho detto: ‘Spero che ti unirai quando sarà tutto sistemato.’ Lui ha risposto: ‘Sì.’ Ma hanno ancora molto lavoro da fare.”
Le immagini trasmesse dalla TV statale saudita mostrano il presidente USA e il leader siriano stringersi la mano, con Mohammed bin Salman al centro. Il leader turco Erdogan ha partecipato all’incontro in videoconferenza. I colloqui, durati 33 minuti, si sono conclusi con un commento positivo di Trump: “È un ragazzo giovane, molto determinato. Ha un passato forte. Ha davvero una possibilità di farcela.”
Sharaa, noto in passato con il nome di battaglia Abu Mohammed al-Golani, è stato a capo della formazione jihadista Hayat Tahrir al-Sham ed ex comandante del ramo siriano di al Qaeda, il Fronte al-Nusra. Ha trascorso cinque anni in un carcere statunitense in Iraq e per anni il Dipartimento di Stato ha offerto una ricompensa di 10 milioni di dollari per la sua cattura. Ha abbandonato ufficialmente ogni legame con al Qaeda nel 2016. A gennaio è salito alla guida della Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, rovesciato da una coalizione di forze ribelli guidate dallo stesso Sharaa.
La decisione di Washington di revocare le sanzioni segna un importante cambio di rotta nella politica estera statunitense. Le misure economiche, imposte inizialmente contro Assad e mantenute anche dopo la sua destituzione, avevano isolato la Siria dal sistema finanziario internazionale. Il Dipartimento di Stato ha spiegato che la revoca delle restrizioni mira a favorire l’ingresso di investimenti esteri e facilitare l’intervento delle organizzazioni umanitarie.
Il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan Al Saud ha dichiarato in conferenza stampa che “esistono molte opportunità di investimento in Siria” e che Riad “è pronta a sostenere la ripresa economica del Paese”.
L’annuncio non è stato accolto con favore da Israele. Fonti vicine al governo Netanyahu hanno fatto sapere che lo Stato ebraico continua a considerare Sharaa un elemento ostile, nonostante l’interruzione dei legami con al Qaeda. L’ufficio del primo ministro non ha rilasciato commenti ufficiali, ma restano forti i timori per la presenza di milizie islamiste nel sud del Paese. Israele ha intensificato gli attacchi aerei in Siria dopo la caduta di Assad, dichiarando di non voler tollerare nuove minacce alla propria sicurezza ai confini settentrionali.
Secondo il ministero degli Esteri siriano, nel corso dell’incontro si è discusso anche della lotta al terrorismo e della cooperazione tra Stati Uniti e Siria per contenere l’influenza delle milizie armate, tra cui lo Stato Islamico. È previsto nei prossimi giorni un nuovo incontro bilaterale tra il ministro degli Esteri siriano e il segretario di Stato americano Marco Rubio.

Nel frattempo, Trump ha proseguito il suo viaggio ufficiale nella regione con una visita a Doha. All’arrivo in Qatar, il presidente è stato accolto all’aeroporto dall’emiro Tamim bin Hamad Al Thani. A scortare l’Air Force One sono stati due caccia F-15 dell’aviazione qatariota. In segno di benvenuto, una cerimonia ufficiale con cavalli arabi e cammelli ha accompagnato l’ingresso del presidente nella capitale.
Nel corso del bilaterale con Al Thani, Trump ha definito l’accoglienza “impeccabile” e ha lodato l’architettura del palazzo reale. L’emiro, da parte sua, ha espresso sostegno agli sforzi americani per porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza: “So che lei è un uomo di pace,” ha dichiarato Al Thani, “e che vuole riportare la stabilità in questa regione.”
Nel quadro degli accordi economici, l’Arabia Saudita ha annunciato investimenti per 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti, inclusi contratti per 142 miliardi in armamenti. Anche il Qatar dovrebbe annunciare a breve nuovi pacchetti di investimenti diretti. L’ultima visita ufficiale di un presidente americano in Qatar risaliva a 23 anni fa.
Sul fronte iraniano, Trump ha ribadito durante l’incontro con i leader del Golfo che un’intesa sul programma nucleare di Teheran è ancora possibile, ma ha avvertito che “il tempo sta per scadere”. “L’Iran deve fermare il sostegno ai gruppi terroristici, cessare le guerre per procura e interrompere in modo permanente e verificabile ogni attività per ottenere l’arma nucleare,” ha dichiarato. Gli USA e Teheran hanno condotto quattro round negoziali nelle ultime settimane, ma le posizioni restano distanti.
In un successivo scambio con i giornalisti a bordo dell’Air Force One, Trump ha affermato che l’Iran “deve prendere la decisione giusta, perché altrimenti qualcosa succederà. E non sarà piacevole”.
Le parole del presidente hanno suscitato una reazione immediata a Teheran. Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha definito le dichiarazioni “ingannevoli”, senza però rispondere nel merito alla richiesta statunitense di interrompere il sostegno a Hezbollah, Hamas e ai ribelli Houthi.
Trump ha infine affermato di ritenere questo “un momento favorevole per liberarsi della morsa di Hezbollah”, indebolito – secondo l’amministrazione USA – dalle perdite subite nel conflitto con Israele e dalla caduta del suo alleato Assad.
Il tour presidenziale continuerà nei prossimi giorni con una tappa negli Emirati Arabi Uniti.