Un gran giurì federale ha formalmente incriminato Hannah Dugan, una giudice conteale di Milwaukee, in Wisconsin. È stata accusata di aver aiutato un immigrato illegale, comparso davanti a lei per rispondere di violenze domestiche, a eludere gli agenti dell’ICE che gli davano la caccia per deportarlo.
Una vicenda che mette in evidenza lo scontro tra l’Amministrazione Trump e le autorità locali in merito alla caccia agli illegali. I democratici hanno accusato la Casa Bianca di voler fare della giudice Dugan un esempio nazionale nel tentativo di placare l’opinione pubblica che non condivide queste modalità.
La giudice Dugan era stata arrestata nel tribunale di Milwaukee dagli agenti federali che l’hanno accusata di aver nascosto una persona per impedire che venisse fermato. Dugan rischia fino a sei anni di carcere se condannata per entrambi i capi d’imputazione. Il suo team di avvocati difensori ha risposto all’atto di accusa con una dichiarazione di una sola frase: Hannah Dugan è innocente e attende con ansia di essere scagionata.
Il caso di Dugan è simile a quello intentato durante la prima Amministrazione Trump contro un’altra giudice del Massachusetts, accusata di aver aiutato un uomo ricercato dagli agenti dell’immigrazione a fuggire, facendolo passare da una porta laterale sul retro del tribunale per eludere l’arresto. Si trattava di Shelley M. Richmond Joseph del tribunale distrettuale di Newton, in Massachusetts. Nel 2019, è stata incriminata per ostruzione della giustizia. Il 2 aprile 2018, un uomo identificato come Jose Medina-Perez (alias Oscar Manuel Peguero), già deportato due volte, si presentò in tribunale per rispondere ad accuse di possesso di droga e per essere un ricercato che non si era costituito. Un agente dell’ICE era presente in aula con l’intento di arrestarlo al termine dell’udienza. Secondo l’accusa, la giudice Joseph ordinò al suo cancelliere di chiedere all’agente ICE di aspettare nella hall. Successivamente, l’imputato fu fatto uscire dal retro del tribunale con l’assistenza dell’ufficiale giudiziario Wesley MacGregor, evitando così l’arresto. La giudice Joseph fu sospesa dalle sue funzioni. Nel settembre 2022, ammise i fatti alla Commissione per la Condotta Giudiziaria del Massachusetts. In seguito, le accuse federali contro di lei furono ritirate, permettendole di tornare in servizio.

Nell’atto di incriminazione depositato in tribunale c’è scritto che Dugan ha scortato Eduardo Flores-Ruiz e il suo avvocato fuori dall’aula di tribunale attraverso una porta che viene usata per fare entrare in aula la giuria, dopo aver appreso che gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement erano là per arrestare Flores-Ruiz.
Nell’atto di accusa c’è scritto che Flores-Ruiz era rientrato illegalmente negli Stati Uniti dopo essere stato espulso nel 2013. Era comparso davanti al giudice Dugan accusato di tre capi d’imputazione per reati minori di violenza domestica. Dugan era stata avvertita della presenza degli agenti dal suo cancelliere. Quando gli agenti federali sono entrati in aula il giudice, visibilmente arrabbiata per la loro presenza, ha definito la situazione “assurda”. A sostegno della Dugan era arrivato anche un altro magistrato. Sono volate accuse e insulti che gli atti processuali descrivono come “atteggiamento conflittuale e rabbioso” da parte dei due magistrati con gli agenti federali. Dopo il diverbio sul mandato di cattura per Flores-Ruiz, la Dugan ha chiesto agli agenti di andare tutti insieme dal giudice capo e li ha condotti fuori dall’aula. Mentre uscivano, è tornata in aula ed è stata sentita pronunciare “Aspettate, venite con me” e ha accompagnato Flores-Ruiz e il suo avvocato nell’adiacente camera di consiglio. La stanza ha una porta che immette nei corridoi del palazzo di giustizia e da qui sono usciti Flores-Ruize il suo avvocato. Gli agenti federali lo hanno infine arrestato pochi minuti dopo fuori dal tribunale. La Corte Suprema dello Stato ha sospeso la giudice Dugan affermando che la decisione era necessaria per preservare la fiducia del pubblico nella magistratura.
L’opinione pubblica americana sulla lotta all’immigrazione illegale promossa da Donald Trump è profondamente divisa lungo linee partitiche e demografiche. Secondo un sondaggio del Pew Research Center condotto a fine marzo, il 59% degli adulti intervistati approva l’aumento degli sforzi per deportare le persone che vivono illegalmente nel Paese, mentre il 58% è favorevole all’invio di ulteriori forze militari al confine con il Messico. Tuttavia, solo il 44% sostiene la sospensione delle domande di asilo e il 47% approva il taglio dei fondi federali a città e Stati che non collaborano con le autorità federali per le deportazioni. Solo un mese dopo, quando sono state mostrate le immagini degli immigrati illegali deportati in catene in El Salvador, un sondaggio di Associated Press/NORC ha mostrato che il presidente ha un indice di gradimento del 46%, a fronte di un indice di disapprovazione del 53% sull’immigrazione.
Questo della lotta all’immigrazione illegale tra le agenzie federali e le amministrazioni statali è diventato un punto di scontro tra gli Stati “rifugio”, che concedono aiuti anche agli illegali, e il governo federale, che proprio per questo ha tagliato i finanziamenti federali. Martedì, 20 procuratori generali statali hanno citato in giudizio l’Amministrazione Trump, contestando un provvedimento che ha legato la concessione dei finanziamenti federali alla partecipazione dei singoli Stati al piano del governo per l’espulsione di massa degli immigrati irregolari.