Martedì, Erik e Lyle Menendez sono stati risentenziati a 50 anni di reclusione, il che li rende idonei alla libertà vigilata, dopo be 35 anni trascorsi dietro le sbarre. Il giudice Michael Jesic ha riconosciuto progressi nella riabilitazione dei due, sostenuti da familiari, ex magistrati e agenti penitenziari.
I fratelli Menendez vennero inizialmente condannati all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionata per l’omicidio dei loro genitori, Jose e Kitty Menendez, avvenuto nel 1989. Una vicenda che sconvolse l’America, raccontata recentemente in una serie Netflix che ha riscosso un successo mondiale e che secondo molti ha contribuito non poco alla riapertura del caso.
“Sono commosso e onorato dalla grande manifestazione di sostegno”, ha detto Erik Menendez martedì, “Il mio obiettivo è fare in modo che non ci siano più persone che passano 35 anni in carcere senza speranza. La possibilità di avere la speranza che la riabilitazione funzioni è più importante di qualsiasi cosa mi sia accaduta oggi”.
I fratelli hanno seguito martedì in videoconferenza dal carcere l’attesissima udienza di convalida del nuovo verdetto e hanno rilasciato le proprie dichiarazioni al giudice Michael Jesic. “Ho ucciso mia madre e mio padre”, ha detto Lyle Menendez al giudice. “Non cerco scuse.” “Ho commesso un atto atroce”, ha invece aggiunto Erik, “Le mie azioni sono state criminali, egoiste e codarde. Nessuna scusa. Nessuna giustificazione per quello che ho fatto”. Entrambi hanno inoltre ammesso di aver raccontato diverse menzogne sulla vicenda in questione nel corso degli anni.
Dopo l’udienza, l’avvocato dei fratelli, Mark Geragos, ha dichiarato: “Sono fiducioso e contento che siamo un passo più vicini al rientro a casa dei ragazzi. Questo incoraggia le persone incarcerate a prendere le decisioni giuste e a intraprendere la strada giusta. È una situazione vantaggiosa per tutti”.
Martedì, durante l’udienza, Geragos ha chiamato a testimoniare diversi parenti dei Menendez, tra cui Anamaria Baralt, cugina dei due. Baralt ha dichiarato ai pubblici ministeri che i fratelli si sono assunti la piena responsabilità dei crimini e che Lyle Menendez ha ammesso di aver chiesto a un testimone di mentire durante il processo. “Sono uomini molto diversi rispetto a quando hanno commesso gli omicidi”, ha detto “la loro trasformazione è notevole”.
La decisione di rinnovare la condanna dei fratelli da parte del giudice Jesic segue la richiesta fatta in autunno dall’allora procuratore distrettuale della contea di Los Angeles, George Gascón. Quest’ultimo aveva raccomandato di rimuovere la condanna all’ergastolo senza condizionale dei Menendez e di condannarli per omicidio, che prevede una pena da 50 anni all’ergastolo. Poiché entrambi i fratelli avevano meno di 26 anni all’epoca dei crimini, secondo la legge californiana possono ottenere immediatamente la libertà condizionale.
A novembre, Gascón è stato sostituito da Nathan Hochman, che a marzo ha presentato una mozione per ritirare la richiesta di nuova condanna, definendo le affermazioni di autodifesa dei fratelli come parte di una serie di “bugie”. Il giudice ha però respinto la sua richiesta.
Ora, la prossima udienza del “caso Menendez” è stata fissata per il 13 giugno.