Un team di ricercatori, coordinato da Ehsan Davoodi del California Institute of Technology (Caltech), apre nuovi orizzonti per la medicina del futuro grazie a una tecnica innovativa che consente di stampare tessuti in 3D direttamente all’interno del corpo umano. Il risultato, per ora testato con successo solo sui topi, è stato pubblicato sulla rivista Science.
La scoperta è il frutto di una lunga ricerca mirata a sviluppare impianti realizzabili durante un intervento chirurgico, usando materiali biocompatibili e modellabili manualmente dal chirurgo, che vengono successivamente resi rigidi.
Alcuni settori della chirurgia hanno già adottato la stampa 3D per creare impianti personalizzati, come protesi o porzioni di tessuto da impiantare. Tuttavia, finora questi materiali potevano essere stampati solo all’esterno del corpo. Uno dei principali ostacoli era la necessità di utilizzare luce ultravioletta, simile a quella impiegata dai dentisti per le otturazioni, per solidificare i materiali usati nella stampa.
La nuova metodologia sviluppata dai ricercatori californiani si basa invece sull’impiego degli ultrasuoni, che permettono di indurire i gel utilizzati per costruire impianti direttamente nel corpo. Questa tecnica consente di realizzare strutture complesse all’interno di tessuti spessi fino a 4 centimetri, con una risoluzione di 150 micrometri. Le strutture possono essere successivamente cristallizzate dall’esterno utilizzando una sorta di ecografo.
L’obiettivo dei ricercatori è ampliare l’applicazione di questa tecnica anche oltre l’ambito chirurgico, per impieghi medici e terapeutici. I test sui topi hanno dimostrato la possibilità di impiantare sacche gelatinose capaci di rilasciare farmaci o chemioterapici in modo localizzato, oppure di monitorare l’attività elettrica dei tessuti.