“Non c’è compassione nel lasciare morire le persone per strada”: Gavin Newsom, governatore della California, sostiene che adesso servono soluzioni e non solo tolleranza.
Con un discorso diretto e senza possibilità di equivoci, il politico ha lanciato un appello ai sindaci dello Stato: basta indugi, le tendopoli vanno sgomberate. L’emergenza dei senzatetto dovrà essere affrontata “con urgenza e umanità”.
Nel suo intervento, l’ex sindaco di San Francisco ha presentato un’ordinanza modello destinata a essere adottata da città e contee. Il testo vieta gli accampamenti stabili e l’ostruzione dei marciapiedi, ma impone anche alle autorità locali di fornire un preavviso e di tentare ogni sforzo ragionevole per offrire un rifugio prima di procedere con gli sgomberi.
Alla base del piano ci sono 3,3 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti, destinati ad ampliare le soluzioni abitative e i programmi di trattamento. Un investimento che si aggiunge ai 27 miliardi già spesi negli ultimi anni, in un contesto in cui il “Golden State”, con quasi 190.000 senza fissa dimora, stimati nel 2023, detiene il primato nazionale.
Il governatore californiano, ha fatto della lotta agli homeless una priorità fin dal suo insediamento nel 2019. Oggi esorta i leader locali ad agire con decisione, ha infatti sottolineato che “il tempo dell’inazione è finito, non ci sono più scuse”. Un messaggio che suona come un’intimidazione.
Le grandi metropoli, tuttavia, cercano a loro modo di fronteggiare l’emergenza. San Francisco, sotto la guida del nuovo sindaco Daniel Lurie, ha promesso marciapiedi liberi da tende. A San José, il sindaco Matt Mahan ha proposto sanzioni fino all’arresto per chi rifiuta per tre volte un alloggio. A Los Angeles, la sindaca Karen Bass, ha fatto dello smantellamento degli accampamenti una priorità, ma la realtà mostra ancora migliaia di persone in rifugi di fortuna, con oltre 45.000 senzatetto.
Sul fronte politico, l’annuncio di Newsom arriva a un anno dalla sentenza della Corte Suprema che ha reso più facile per le autorità vietare gli insediamenti all’aperto. Una decisione accolta con favore da diversi esponenti politici, ma che ha suscitato forti critiche da parte di attivisti e associazioni per i diritti dei più fragili. Secondo National Alliance to End Homeless, un’organizzazione non profit statunitense che si impegna a combattere la povertà e la crisi dei senzatetto, politiche troppo repressive rischiano di peggiorare la situazione: chi viene spostato può perdere documenti, allontanarsi dai servizi di assistenza e dover ricominciare il percorso da capo.
Nel 2024, gli elettori californiani hanno approvato una misura che obbliga le contee a destinare fondi, provenienti dalla tassa sui milionari, a programmi di salute mentale, trattamento della tossicodipendenza e alloggi per i più vulnerabili. Una proposta fortemente sostenuta da Newsom, che nel frattempo ha spinto anche per leggi che rendano più semplice costringere chi ha gravi problemi comportamentali ad accettare cure.
La crisi che attraversa lo Stato è il riflesso di un problema più ampio che investe l’intero Paese. Secondo i dati federali, negli Stati Uniti ci sono oltre 653.000 homeless, un numero mai così alto da quando si raccolgono statistiche sistematiche. La California, da sola, ospita quasi un terzo di questa popolazione e il fenomeno continua ad aggravarsi.