Una storica gelateria, un negozio di souvenir, una drogheria del quartiere: bastano pochi metri nella Chinatown di New York per raccontare l’impatto globale di una politica commerciale.
Le tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti sui prodotti cinesi, arrivate fino a un impressionante 145%, stanno lasciando un segno profondo nelle comunità asiatiche delle principali città americane, da Filadelfia a Honolulu. Oggetti quotidiani, alimenti, utensili e materiali da imballaggio sono diventati beni sempre più costosi e mettono a rischio l’equilibrio economico di centinaia di piccoli imprenditori.
A raccontare questa pressione crescente sono alcuni proprietari di negozi a conduzione familiare nel cuore della Chinatown di Manhattan. Nonostante gli sforzi per mantenere bassi i prezzi originari dei prodotti, si trovano ogni giorno a dover fare i conti con un’impennata dei costi. Seppure talvolta i prodotti principali siano locali, non lo sono gli accessori: come nel caso del gelato le coppette, vengono prodotte in California e poi stampate a Taiwan, subendo l’effetto domino dei dazi su tutta la filiera.
Anche gli utensili, le scatole per i dolci e gran parte di altre merci subiscono rincari. I fornitori stanno cercando di contenere i prezzi, ma gli aumenti sono inevitabili e destinati a ricadere sui commercianti. Consapevoli dei legami costruiti nel tempo con i distributori, anche gli esercenti cercano di trovare un equilibrio: accettano alcuni “balzelli” per non mettere in crisi chi li rifornisce.
La guerra commerciale lanciata dall’amministrazione Trump ha colpito con particolare durezza la Cina, mantenendo tariffe elevate per Pechino mentre le ha abbassate per altri paesi. Una scelta che, secondo molti imprenditori cinesi-americani, sembra colpire in modo sproporzionato le comunità orientali. Cercare di contenere i prezzi dei prodotti più popolari per non perdere la clientela è difficile, aumentare le tariffe è diventato inevitabile.
In molti casi, l’aumento dei prezzi ha già raggiunto il 30% per alcuni prodotti importati. Alcuni imprenditori hanno iniziato ad adeguare i listini, pur senza trasferire per intero i rincari subiti, nella speranza di non scoraggiare la clientela abituale. In diversi casi, si preferisce assorbire parte dei costi, mostrando una certa solidarietà verso i consumatori, piuttosto che applicare aumenti troppo gravosi.
Le vie delle Chinatown americane sono animate da luci, profumi e tradizioni, ma dietro l’apparente vivacità si cela una crisi silenziosa. Molti sperano che la disputa economica possa concludersi velocemente, prima che colpisca anche la coesione e la vitalità di quartieri storici che da generazioni rappresentano un ponte tra culture.