Un aereo charter proveniente dal Sud Africa atterrerà negli Stati Uniti il 12 maggio. A far discutere è il fatto che a bordo ci saranno circa sessanta immigrati bianchi che verranno accolti e reinsediati con il titolo di “rifugiati” per presunte discriminazioni razziali subite nel loro Paese d’origine. Intanto, migliaia di perseguitati dal Sudan, dal Congo e da altre nazioni in conflitto si vedono cancellare permessi per via di un ordine esecutivo firmato da Donald Trump il giorno del suo insediamento.
Il 20 gennaio scorso, infatti, appena rientrato alla Casa Bianca, il presidente ha deciso di sospendere il programma del Dipartimento di Stato che permetteva l’integrazione dei rifugiati. “Gli Stati Uniti – si legge nell’ordine esecutivo – mancano della capacità di assorbire un gran numero di immigrati, e soprattutto rifugiati, nelle comunità in modo da non compromettere la disponibilità di risorse per gli americani”. Oltre 100 mila persone sono rimaste in lista d’attesa, senza permessi, vedendo sfumare la possibilità di fuggire e costruirsi una nuova vita.
L’unica eccezione concessa sono proprio gli afrikaner, il gruppo di sudafricani bianchi, “in fuga da discriminazioni razziali promosse dal governo”. Secondo fonti interne, il processo di approvazione è stato anche più veloce della media, considerando che prima del 2016 ci volevano dai 18 ai 24 mesi per entrare negli Stati Uniti da rifugiato. Inoltre, il New York Times scrive che il Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umani fornirà loro tutti i servizi di base necessari per vivere, come una casa, la spesa, dei vestiti.
Il viceministro sudafricano Alvin Botes avrebbe chiamato il vicesegretario di Stato americano Christopher Landau per contestare il titolo regalato agli immigrati bianchi e per chiarire che “le accuse di discriminazione sono infondate”. In una nota del Ministero delle Relazioni Internazionali, il portavoce Chrispin Phiri ha dichiarato che “il reinsediamento di sudafricani negli Stati Uniti con il pretesto di essere rifugiati è motivato da ragioni politiche e mette in discussione la democrazia del Sud Africa, un Paese che ha di fatto subito vere e proprie persecuzioni sotto il regime dell’apartheid”.
Oggigiorno ancora il Sud Africa vive forti discrepanze. Secondo i dati di Review of Political Economy, i bianchi sono venti volte più ricchi dei neri e il tasso di disoccupazione dei neri nel 2024 è stato del 46,1% rispetto al 9,2% dei bianchi.