Donald Trump riparte dal Medio Oriente. Lunedì il presidente degli Stati Uniti è atteso a Riad per una missione di quattro giorni che toccherà Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.
Non si tratterà tuttavia una visita diplomatica nel senso tradizionale: fonti della Casa Bianca sostengono infatti che la missione mediorientale sarà squisitamente business-oriented. Inoltre, a differenza di quanto avvenne nel 2017, quando Trump visitò anche Israele ed Europa, la tappa israeliana questa volta è stata esplicitamente esclusa.
A chi gli chiedeva il motivo, un alto funzionario della West Wing ha risposto secco: “Lo abbiamo già visto 700 volte”. In realtà, sono state due. Sta di fatto che secondo più di un osservatore la luna di miele tra Trump e Netanyahu potrebbe essere già finita a causa dell’intransigenza dello Stato ebraico nel proseguire la propria massiccia campagna militare a Gaza – e anzi ordinare di fatto l’occupazione permanente dell’enclave palestinese.
La missione avverrà in un momento di forte tensione nella regione, con la guerra a Gaza ancora in corso, il programma nucleare iraniano sotto osservazione e il processo di normalizzazione tra Israele e mondo arabo sostanzialmente congelato. Secondo fonti della Casa Bianca, nessuno di questi dossier sarà però al centro del viaggio. L’obiettivo principale rimane quello di facilitare nuove intese commerciali e consolidare l’interesse degli investitori mediorientali negli Stati Uniti.
Nello specifico, Trump chiederà ai sauditi di onorare la promessa di investire almeno 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti. “Anzi, facciamo mille”, avrebbe rilanciato il presidente. In cambio, l’onore della visita. “Hanno accettato, e quindi andrò”, ha detto settimane fa. Nessuna conferma ufficiale sugli impegni concreti.
In parallelo, a Riad si terrà il Saudi-U.S. Investment Forum. In sala, tra gli altri, Larry Fink (BlackRock), Jane Fraser (Citigroup), Arvind Krishna (IBM).
“Questo viaggio non serve a ridisegnare il Medio Oriente”, ha spiegato Steven A. Cook del Council on Foreign Relations al Washington Post. “Trump non ne ha né l’interesse né la volontà”. Il che non significa che Riad non proverà a sfruttare l’occasione.
Sullo sfondo c’è poi il negoziato con Teheran. Trump, dopo aver demolito l’accordo sul nucleare voluto da Obama, ora sarebbe pronto a rientrarci, con nuovi parametri. Il suo staff ha avviato contatti diretti con il regime degli ayatollah, che in cambio chiede un sostanzioso alleggerimento delle sanzioni allentate e nuovi investimenti. “È l’unico dossier davvero urgente”, sostiene Michael O’Hanlon del Brookings. “E uno dei pochi che potrebbe avere un impatto reale”.
C’è poi la questione Gaza. I sauditi — come altri leader arabi — temono che Washington stia cercando partner per lo sfollamento dei palestinesi, una sorta di evacuazione permanente. Intanto il dialogo con Israele è in stallo: l’attacco di Hamas del 7 ottobre ha bloccato ogni ipotesi di Accordi di Abramo 2.0. Riad chiede una road map verso lo Stato palestinese. Washington, per ora, offre solo incentivi economici.
Il viaggio di Trump si svolge mentre la Trump Organization — ora nelle mani dei figli del presidente — espande la propria presenza nella regione. Negli ultimi giorni sono stati annunciati un nuovo hotel a Dubai e un campo da golf di lusso in Qatar, in collaborazione con Dar Global, società attiva nel settore immobiliare. La Casa Bianca ha ribadito che il presidente non ha legami diretti con l’azienda di famiglia e non trae benefici dalle sue operazioni.
“La sola insinuazione che il presidente possa trarre vantaggio personale da questo viaggio è infondata”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt. “Trump ha lasciato una carriera di successo per dedicarsi al servizio pubblico. È un presidente che ha perso denaro, non guadagnato, durante il suo mandato”.