Liberato da Hamas per pressione degli Stati Uniti, Edan Alexander, 21 anni, l’unico soldato israelo-americano ancora vivo fra gli ostaggi trattenuti dal gruppo terroristico, si è riunito alla famiglia.
Il capo del team diplomatico di Hamas, Khalil al-Hayya, ha spiegato che la liberazione di Alexander è solo una “delle misure adottate per raggiungere un cessate il fuoco, riaprire i passaggi e consentire l’arrivo degli aiuti”. Alcune fonti interne hanno riferito che il rilascio sarebbe la dimostrazione di volersi avvicinare al presidente Donald Trump, in vista del suo tour in Medio Oriente.
In teoria, il ragazzo nato in New Jersey e arruolato dall’IDF avrebbe dovuto essere liberato lo scorso marzo, insieme ad altre persone con doppia cittadinanza. Tuttavia, il gruppo terroristico aveva dichiarato di aver perso i contatti con chi si occupava di questi ostaggi a causa di un attacco israeliano.
Mancano ancora 59 ostaggi al conto totale e non è chiaro quanti di questi siano ancora vivi. “Chiediamo ad Hamas – ha esortato l’inviato speciale degli Stati Uniti per i rapiti, Adam Boehler – di restituire anche i corpi di altri quattro americani che sono stati rapiti”. Secondo i rappresentati del Forum dei familiari degli ostaggi, la liberazione di Alexander deve essere “l’inizio di un accordo unificato” che riporti a casa tutti.
Da Israele la risposta è definitiva: il primo ministro Benjamin Netanyahu ha accettato di avviare i negoziati per il rilascio degli ostaggi, ma la guerra a Gaza continuerà. Anzi, “i negoziati si svolgeranno sotto pressione, con l’impegno di raggiungere tutti gli obiettivi della guerra” a fronte della decisione del Gabinetto della scorsa settimana di conquistare tutta la Striscia.
Negli ultimi tre mesi, dopo la tregua parziale concordata da Israele e Hamas, la situazione nella Striscia di Gaza è degenerata. Sono stati colpiti tutti gli ospedali funzionanti, è stato sospeso l’accesso agli aiuti umanitari e i palestinesi sopravvissuti hanno cominciato a morire di stenti.