Regna ancora il caos alla Columbia University, dove nella giornata di mercoledì la polizia di New York ha effettuato decine di arresti tra i manifestanti pro-Pal incappucciati che avevano occupato parte della biblioteca centrale.
La presidente ad interim dell’ateneo della Ivy League, Claire Shipman, ha dichiarato che due agenti della sicurezza pubblica sono rimasti feriti mentre la folla si accalcava, cercando di entrare con la forza. “Queste azioni sono scandalose”, ha dichiarato, “Le interruzioni dell’attività accademica non saranno tollerate. La Columbia condanna fermamente la violenza nel nostro campus, l’antisemitismo e ogni forma di odio e discriminazione, alcune delle quali abbiamo visto oggi”.
Secondo quanto comunicato dall’università, agli studenti non coinvolti nella protesta è stato permesso di lasciare la biblioteca. Ai manifestanti è stato invece chiesto di mostrare un documento d’identità. Questi ultimi, però, hanno rifiutato di identificarsi “sotto arresto militarizzato”.
La protesta è iniziata poco dopo che una commissione della Camera aveva terminato di interrogare tre rettori di college sull’antisemitismo nei campus, in seguito alle proteste sulla guerra tra Israele e Gaza.
La Columbia è stata l’epicentro delle manifestazioni dello scorso anno e recentemente è stata è sottoposta a un intenso controllo federale. All’inizio del 2025, l’amministrazione Trump ha annunciato tagli di 400 milioni di dollari ai finanziamenti destinati all’ateneo, sostenendo che l’università non fosse riuscita a proteggere gli studenti ebrei dalla discriminazione.
La task force antisemita del governo ha avviato numerose indagini sui college e ha minacciato di sospendere i finanziamenti a diverse università.
Questa primavera, numerosi studenti internazionali della Columbia University con residenza permanente legale sono stati ricercati o trattenuti per l’espulsione in relazione alle proteste filo-palestinesi. Il governo Trump ha promesso di espellere tutti quei manifestanti che sono stati definiti come “filo-jihadisti”.
Tuttavia, le misure adottate dal governo non hanno fermato le proteste. Ieri, un centinaio di attivisti, la maggior parte dei quali appartenenti al gruppo pro-Pal Columbia University Apartheid Divest, ha occupato la biblioteca del campus, dove diversi studenti stavano preparando gli esami finali.
Il gruppo ha ribadito le sue richieste mercoledì sera, tra cui l’”amnistia” per studenti, docenti e personale universitario sottoposti a sanzioni disciplinari, e l’allontanamento di agenti di polizia e dell’ICE dal campus. In un’e-mail, i manifestanti hanno scritto: “Non siamo intimiditi dalla repressione dell’università. La Columbia non può ‘espellere’ l’intifada studentesca. Mentre l’entità sionista intensifica la sua decimazione di Gaza, gli studenti devono intensificare le loro azioni in ogni università”.
Come riferito successivamente dal Columbia Daily Spectator, gli agenti della NYPD, penetrati all’interno della biblioteca in tenuta antisommossa, hanno arrestato non meno di 75 manifestanti. Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di New York, Eric Adams, che ha definito la protesta in questione come “inaccettabile”.
“Stiamo esaminando la situazione dei visti degli intrusi e dei vandali che hanno preso possesso della biblioteca della Columbia University”, ha invece comunicato su X il Segretario di Stato Marco Rubio, “I delinquenti pro-Hamas non sono più benvenuti nella nostra grande nazione”.