Alla fine ci sarà un incontro tra il ministro del Tesoro Usa Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng, il fedelissimo consigliere economico del presidente Xi Jinping. Non è proprio un vertice Nato per avviare i lavori verso un accordo sui dazi, ma un’occasione, quella di sabato, presa al volo dall’Amministrazione Trump dopo che He Lifeng, invitato dal governo svizzero, farà una sosta a Ginevra per preparare il 10º Dialogo Economico e Finanziario di Alto Livello tra Cina e Francia che si terrà a Parigi dal 12 al 16 maggio. Pechino ha fatto sapere che il colloquio si terrà “su richiesta degli Stati Uniti”, sottolineando che la posizione cinese sui dazi “resta invariata”.
“Non vedo l’ora di avere colloqui produttivi mentre lavoriamo per riequilibrare il sistema economico internazionale “, ha detto Bessent a Cnn dopo che il governo svizzero aveva reso pubblico l’invito. Il segretario al Tesoro, poi, durante una audizione alla Camera alla Commissione sui Servizi Finanziari, ha detto che gli incontri con i funzionari cinesi inizieranno sabato, che il consigliere della Casa Bianca Peter Navarro non prenderà parte alla missione e che sarà accompagnato dal rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. Il ministro del Tesoro ha cercato di minimizzare le aspettative su un accordo e ha sottolineato l’importanza di una normalizzazione delle tensioni. Ha inoltre affermato che secondo lui la situazione non è sostenibile, soprattutto da parte cinese, e che gli attuali dazi sono in pratica un embargo. “Vogliamo solo un rapporto commerciale equo” con la Cina, ha dichiarato ai parlamentari.
Bessent è molto stimato da Wall Street ed è ampiamente considerato il consigliere più serio e competente tra i membri del Gabinetto presidenziale in materia di commercio. La scelta di Bessent poi deve essere anche vista come una risposta della Casa Bianca al governo cinese su chi abbia la delega del presidente Trump in questo ambito dopo le “intrusioni” di Navarro e del segretario al Commercio Howard Lutnick nella vicenda dei dazi.
L’annuncio dell’incontro ha rischiarato il tempestoso mondo dei mercati finanziari che hanno avuto una ripresa dopo che la Federal Reserve ha mantenuto invariati i tassi di interesse., anche se il presidente Trump insiste che il governatore della Fed deve tagliare il costo del denaro. Dopo l’annuncio tutti gli indici hanno girato in positivo.
“L’obiettivo principale di questo incontro è stabilire le condizioni per raggiungere un accordo, anche definendo cosa è fattibile e cosa no”, ha affermato Alfredo Montufar-Helu, responsabile del China Center del Conference Board. “Potrebbero esserci dei vantaggi immediati, come una sospensione temporanea dei dazi, che porterebbe un sollievo tanto necessario alle imprese di entrambi i Paesi”.
Gli Stati Uniti hanno imposto dazi di almeno il 145% sulla maggior parte delle importazioni cinesi, e la Cina ha risposto con un dazio del 125% su alcune importazioni statunitensi. Le ultime navi esenti da dazi – quelle in mare al momento dell’annuncio dei dazi – hanno quasi tutte attraccato, e le prime navi con merci soggette a dazi stanno arrivando nei porti.
Questo significa che le aziende in Cina e negli Stati Uniti si troveranno presto di fronte a una decisione difficile: pagare un dazio che raddoppia il costo dei beni importati o smettere del tutto di venderli. Ciò significa che i consumatori saranno confrontati tra pochi giorni dalla decisione se pagare prezzi più alti o rinunciare agli acquisti.
L’imposizione dei dazi ha già danneggiato entrambe le economie. L’economia statunitense ha subito una regressione nel primo trimestre, la prima contrazione in tre anni, poiché le aziende hanno speso di più per accumulare le merci in previsione dei dazi di Trump, mentre l’attività manifatturiera cinese ha registrato la contrazione più rapida degli ultimi 16 mesi.
Trump ha imposto dazi anche alla maggior parte degli altri paesi del mondo: un dazio universale del 10% su praticamente tutte le merci che entrano negli Stati Uniti, più dazi del 25% su acciaio, alluminio, automobili, ricambi auto e alcuni beni provenienti da Messico e Canada.
Gli economisti del Fondo Monetario Internazionale, dell’OCSE e della Banca Mondiale hanno previsto che la guerra commerciale di Trump avrebbe effetti disastrosi sull’economia globale, rallentando drasticamente la crescita in alcuni Paesi e riaccendendo l’inflazione. Si prevede che gli Stati Uniti saranno tra le economie più colpite, poiché altre nazioni, tra cui la Cina, reagiranno con dazi più elevati. Molti economisti e grandi banche statunitensi prevedono che gli Stati Uniti potrebbero entrare in recessione quest’anno.
Trump ritiene che per ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti, in particolare con la Cina, mettendo dazi sulle importazioni riuscirà a ridurre lo squilibrio commerciale. Secondo il presidente la concorrenza estera — soprattutto cinese — ha danneggiato pesantemente la produzione industriale americana. I dazi rendono le merci estere più costose e quindi incentiverebbero la produzione interna. Inoltre il capo della Casa Bianca accusa Pechino di pratiche commerciali scorrette, come il furto di tecnologie e la forzatura al trasferimento di know-how da parte delle aziende straniere che vogliono operare in Cina. I dazi sono anche uno strumento di pressione in questo senso.
La linea dura sui dazi inoltre ha anche un risvolto elettorale: rafforza il sostegno della sua base elettorale, in particolare tra gli operai delle zone industriali colpite dalla globalizzazione.
Ma il processo della riprogrammazione della produzione manifatturiera nazionale comporta anni di lavoro e ingenti spese per le aziende che producono questi beni, costi che, inevitabilmente verranno pagati dai consumatori.