Trump vuole deportare i migranti in Libia
La nuova idea dell’amministrazione Trump sulla “esternalizzazione” dei migranti riguarda… la Libia. La Casa Bianca sta pianificando di deportare un gruppo di migranti nel paese nordafricano con un aereo militare americano. La decisione rappresenta un’escalation drastica della politica migratoria (al momento Trump sta deportando persone ritenute ‘criminali’ senza processo in Salvador) e solleva gravi preoccupazioni umanitarie, la Libia essendo uno dei paesi meno sicuri al mondo per i migranti. Come gli sarà venuto in mente? Da quasi 10 anni l’Italia paga la Libia per impedire le partenze, anche sapendo che nel paese proliferano i trafficanti, gli schiavisti, le carceri ufficiali o ufficiose dove tutto può succedere. Anche per l’Unione Europea, demandare la gestione dei migranti fuori dai confini è diventata l’opzione preferita: l’Ue paga Turchia e Tunisia, il governo Meloni sta cercando strenuamente di portare avanti il progetti di centri in Albania.
Trump vuole rifare il Kennedy Center a sua immagine
Il presidente vuole rifare il Kennedy Center, in parte con i soldi della causa a CBS. In febbraio, Trump era stato eletto “all’unanimità” presidente del Kennedy, segnando un cambio di rotta senza precedenti per il grande centro culturale di Washington. Secondo The Atlantic, il presidente punta a finanziare il restyling con l’eventuale risarcimento da 20 miliardi che ha chiesto a CBS (si tratta della causa che accusa l’emittente di aver manipolato un’intervista a Kamala Harris per migliorarne l’immagine). Intanto, però, decine di artisti boicottano la gestione trumpiana. La serata inaugurale del nuovo corso il mese prossimo sarà con il musical Les Misérables, e dopo lo spettacolo ci sarà una festa di fundraising per VIP, alla presenza del presidente; il ‘biglietto’ più caro per diventare sponsor del nuovo Kennedy costa 2 milioni di dollari.
Carney nello Studio Ovale: il Canada non sarà il 51esimo Stato
Il neopremier del Canada, l’economista laburista Mark Carney, lo ha ripetuto più volte, con gentile fermezza e più di un pizzico di ironia: no, ha detto a Donald Trump nello Studio Ovale, il Canada non è in vendita, i canadesi non vogliono diventare parte degli Usa. La scena, surreale, della prima visita a Washington ha visto due uomini e due stili molto diversi; di fronte a Carney, un presidente poco convinto secondo cui basterebbe guardare la carta geografica per capire che il Canada sarebbe naturalmente destinato agli Usa, e del resto, “mai dire mai”, ha detto Trump.
Non solo Alcatraz: le carceri che Trump vuole riaprire, per i migranti
Gli 007 Usa puntano gli occhi sulla Groenlandia
Secondo il Wall Street Journal, l’intelligence americana ha ricevuto l’ordine di intensificare le operazioni di spionaggio sull’isola danese, per sostenere il piano di Trump che vuole acquisirne il controllo e monitorare le spinte indipendentiste e l’estrazione delle risorse naturali.
Trump pronto a ribattezzare il Golfo Persico
Non solo il Golfo del Messico che dovrebbe diventare “Golfo d’America”. Trump vuole ribattezzare anche il Golfo Persico. Durante la visita in Arabia Saudita, la settimana prossima, il presidente annuncerà che gli Stati Uniti adotteranno il nome preferito dai Paesi arabi, cioè “Golfo arabico”, sfidando la storica rivendicazione dell’Iran sul termine “Golfo Persico”. Intanto il nuovo nome del Golfo del Messico (già adottato online da alcuni motori di ricerca…) sta incontrando resistenze alla Camera che dovrebbe votare la legge in merito: il deputato del Nebraska Don Bacon ha detto che si opporrà e la maggioranza risicata dei repubblicani (218 seggi contro 215) non ammette defezioni.
Trump non ha mai lasciato il timone
Un archivio societario britannico rivela che Donald Trump non ha mai lasciato il timone delle sue imprese e mantiene il controllo della sua holding tramite un trust. Questo smentisce anni di dichiarazioni ufficiali sulla “separazione” del presidente dagli affari. Pur avendo delegato formalmente la gestione ai figli e a dirigenti di fiducia, Trump può esercitare influenza diretta, ricevere aggiornamenti finanziari e accedere ai fondi in qualsiasi momento. Il trust detiene asset come il golf club di Turnberry e, attraverso una rete di società, gran parte dell’impero economico del presidente.
A rischio la scelta di Trump come procuratore di Washington
Ed Martin, scelto da Trump come procuratore generale di Washington D.C., probabilmente non verrà confermato. Lo ha dichiarato il leader della maggioranza al Senato, John Thune. Il motivo? Il senatore repubblicano Thom Tillis si oppone alla nomina. Forse per le oltre cento apparizioni di Martin sui media statali russi? O per la sua difesa dei rivoltosi del 6 gennaio? Si tratta di uno smacco raro per Trump, che aveva espresso pubblicamente il suo sostegno a Martin proprio ieri.
Il rincaro delle Barbie: Mattel ritira le previsioni annuali e alza i prezzi
“Siamo nel mirino della guerra dei dazi di Trump” denuncia il produttore di Barbie. Per reagire, Mattel taglierà promozioni, alzerà i prezzi e sposterà parte della produzione fuori dalla Cina. L’azienda denuncia forti “disfunzioni” di mercato e il rischio di carenze. Trump aveva liquidato le critiche con una battuta infelice: “Le bambine americane dovranno accontentarsi di due Barbie invece che trenta.” Una frase che gli è valso il soprannome “Two Dolls Don”.