L’incontro di martedì alla Casa Bianca tra il presidente Donald Trump e il primo ministro canadese Mark Carney ha segnato un momento cruciale nelle relazioni tra Stati Uniti e Canada. Nonostante l’atmosfera cordiale, il primo ha mantenuto la sua posizione sui dazi imposti su prodotti canadesi come acciaio, alluminio e automobili. Il secondo ha sottolineato la necessità di rinegoziare l’accordo commerciale USMCA per riflettere meglio gli interessi di Ottawa. I toni sono stati più distensivi, a volte carichi di battute, ma alla fine la tensione per le dispute commerciali sono diminuite, anche se il problema di fondo resta.
Non sono state fatte battute provocatorie, come quelle che Trump faceva all’ex premier canadese Justin Trudeau, che chiamava “governatore”. E Carney con il sorriso ha respinto l’idea di Trump che il Canada potesse diventare il “51° Stato” degli USA perché “non è in vendita”, paragonando il Paese a un bene prezioso e non negoziabile, simile a Buckingham Palace.
Oltre ai dazi, i due leader hanno discusso di questioni internazionali, tra cui la guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e la crisi del fentanyl, con Carney che ha espresso preoccupazione per l’approccio di Trump su questi temi. Entrambi hanno concordato sulla necessità di continuare il dialogo, con un prossimo incontro previsto al vertice del G7 in Canada.
Carney ha descritto l’incontro come un passo positivo verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali. Il suo atteggiamento deciso ma diplomatico è stato ben accolto in Canada, rafforzando la sua immagine di leader capace di difendere gli interessi nazionali senza compromettere le relazioni internazionali.
L’incontro ha rappresentato un tentativo di riallacciare i rapporti tra i due Paesi, con Carney che ha cercato di bilanciare la difesa degli interessi canadesi con la necessità di mantenere una relazione costruttiva con gli Stati Uniti. Sebbene le questioni principali, come i dazi e l’accordo USMCA, rimangano irrisolte, l’impegno a proseguire il dialogo indica una volontà reciproca di trovare soluzioni condivise.
Alla fine i due leader hanno concordato di pensarla diversamente e ognuno è rimasto della propria opinione. Un incontro in cui Tump non ha usato il suo linguaggio aggressivo o le sue provocazioni populiste che usa per rafforzare la sua immagine e dominare la narrazione, anche a costo di minare rapporti diplomatici. Qualche battuta, ma nulla di più. Tanto che martedì sera, parlando alla Casa Bianca durante un evento dedicato ai mondiali di calcio Fifa 2026, ha definito Carney un “uomo straordinario” e quello che c’era stato poco prima con il leader canadese un “ottimo incontro”.
Dal canto suo Carney, che prima di andare alla Casa Bianca aveva detto che vuole avviare la più grande trasformazione economica del Paese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale per costruire un Canada “forte” in grado di resistere alle pressioni di Donald Trump, è apparso molto determinato e soprattutto un leader che soppesa le parole.
Tornato a Ottawa sia per terminare la formazione del nuovo governo che i preparativi per l’apertura del Parlamento prevista per il 27 maggio, evento che sarà presieduto da Re Carlo III, è anche alle prese con il prossimo vertice del G7, che si terrà in Canada a metà giugno. Intervistato dalla stazione televisiva canadese CBC ha detto che il rapporto con gli Stati Uniti è la “priorità immediata” del suo governo, poiché le discussioni si concentrano sulle attuali pressioni commerciali e sulle future relazioni economiche e di sicurezza tra i due Paesi.
Il primo ministro, che ha guidato le banche centrali di Canada e Inghilterra, ha assicurato che i dazi sui prodotti americani rimarranno in vigore finché resteranno in vigore le misure di Washington. A tal fine, ha promesso di abolire le barriere doganali esistenti tra le province del Canada entro il primo luglio, ma anche di rafforzare “i partenariati commerciali con alleati affidabili”. Il Canada, ha sottolineato, “ha ciò di cui il mondo ha bisogno e noi rappresentiamo i valori che il mondo rispetta”.