Una serie di esplosioni violente ha scosso nella notte diversi centri nel Pakistan e nel Kashmir amministrato da Islamabad. Secondo fonti locali, nella capitale Muzaffarabad si è registrato un blackout elettrico immediatamente dopo i boati. L’origine degli attacchi non è stata confermata in via ufficiale, ma Nuova Delhi ha rivendicato un’operazione militare contro strutture considerate basi logistiche di gruppi terroristici.
L’azione, denominata “Operazione Sindoor”, è stata annunciata dal governo indiano con un comunicato che ne ha descritto i contorni come “mirati, contenuti e privi di intenzioni escalationistiche”. Le forze armate, si legge nella nota, avrebbero colpito “infrastrutture terroristiche in Pakistan e nel Jammu e Kashmir occupato dal Pakistan, da dove sono stati pianificati e diretti attacchi contro l’India”.
“Non è stato preso di mira alcun obiettivo militare pakistano”, ha precisato Nuova Delhi, sottolineando la volontà di agire con “notevole moderazione sia nella scelta dei bersagli che nelle modalità operative”.
La replica da Islamabad non si è fatta attendere. Il portavoce delle forze armate pachistane, in un’intervista all’emittente ARY, ha denunciato l’impiego di missili da parte indiana in tre diverse località del territorio nazionale, promettendo una risposta. “L’India ha colpito il nostro territorio. Risponderemo”, ha dichiarato il portavoce senza fornire ulteriori dettagli sulle aree coinvolte o sulle eventuali vittime.
Il raid avviene in un clima di crescente tensione tra le due potenze nucleari, già ai ferri corti dopo l’attacco dello scorso mese contro un gruppo di pellegrini indù in visita nel Kashmir indiano. Ventisei le vittime, tutte uomini. Per Nuova Delhi la responsabilità di quella strage ricade su cellule jihadiste con legami oltreconfine. Islamabad ha respinto ogni accusa, sostenendo di aver intercettato segnali d’intelligence che indicavano una possibile azione militare indiana imminente.
Il nuovo scambio di colpi rischia ora di far precipitare nuovamente i rapporti tra India e Pakistan, già compromessi da decenni di rivalità e da un confine conteso, la Linea di Controllo, che ciclicamente si trasforma in teatro di scontri armati.