Le orecchie di Pechino si affidano a Cuba – o almeno così pensa l’intelligence statunitense.
Recenti immagini satellitari pubblicate dal Center for Strategic and International Studies (CSIS) mostrano infatti che è in corso la costruzione di una nuova struttura militare nel sito di Bejucal, noto centro di raccolta segnali, dove starebbe prendendo forma una grande antenna circolare tipicamente utilizzata per operazioni di spionaggio elettronico a lungo raggio.
Washington teme che il sito – già da anni associato a interessi strategici cinesi – potrebbe diventare un nuovo terminale dell’apparato di sorveglianza di Pechino sull’America del Nord. “La Cina ha accesso a strutture spia sull’isola”, ribadiscono da tempo funzionari statunitensi, anche se non esistono prove formali di un legame diretto con i cantieri in corso.
La struttura in costruzione a Bejucal è tecnicamente una CDAA (Circularly Disposed Antenna Array), un sistema di intercettazione in grado di localizzare segnali radio anche a 8.000 chilometri di distanza. Si compone di antenne disposte in cerchio collegate a un centro di controllo centrale, ed era ampiamente utilizzata già durante la Guerra Fredda. Le immagini satellitari, scattate lo scorso 16 aprile, documentano il completamento della parte perimetrale dell’impianto: 19 antenne disposte in una circonferenza larga 175 metri, molto più grande rispetto al precedente impianto dismesso nello stesso sito.
Bejucal non è un luogo qualsiasi. Negli anni Sessanta ospitò armamenti nucleari sovietici durante la crisi dei missili. Oggi è il più grande centro d’intelligence elettronica di Cuba, e negli ultimi dieci anni ha conosciuto un’evidente espansione. Nel 2014 vi è stato installato un radome – una cupola che può nascondere apparati radar – mentre in altre sezioni del sito si osservano nuovi ingressi a strutture sotterranee.
A lungo si è sospettato un coinvolgimento diretto di Pechino. Già nel 2016, l’allora senatore Marco Rubio chiese pubblicamente l’allontanamento di quella che definì “una stazione d’ascolto cinese a Bejucal”. Da allora, una serie di documenti governativi e analisi indipendenti hanno rafforzato l’ipotesi di una collaborazione tra l’intelligence cubana e quella cinese.
Se confermata, l’operazione permetterebbe a Pechino di monitorare traffico militare, aereo e marittimo nel sud degli Stati Uniti e nei Caraibi. La Cina ha già adottato strutture analoghe nelle basi artificiali costruite nel Mar Cinese Meridionale, a Mischief Reef e Subi Reef, dove i CDAA sono utilizzati per controllare lo spazio attorno alle isole contese.
Ma l’attività dell’isola non si limita a Bejucal. Un secondo impianto, a circa 800 chilometri di distanza, nei pressi di El Salao, sembrava destinato a ospitare un’altra antenna circolare. Le immagini satellitari del marzo 2024 ne avevano documentato l’avvio, ma a un anno di distanza i lavori sembrano essersi fermati. Il sito appare in stato di abbandono: l’erba cresce all’interno dell’anello e soltanto due edifici di supporto risultano completati.
Il motivo del blocco non è chiaro. El Salao avrebbe potuto offrire un’ottima posizione per monitorare l’Atlantico, trovandosi a circa 70 chilometri dalla base navale americana di Guantanamo. La sua inattività potrebbe indicare una ridefinizione della strategia cubana o, secondo alcune ipotesi, una redistribuzione delle risorse verso Bejucal, considerato più affidabile e operativo.
Pechino ha sempre smentito ogni legame con siti di spionaggio a Cuba. Tuttavia, funzionari e analisti americani continuano a monitorare l’evoluzione dei progetti sull’isola.