L’offerta di cocaina ha registrato un record storico. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) in collaborazione con gli Stati Uniti, la produzione annuale della cocaina in Colombia, il maggior produttore al mondo, ha toccato le tremila tonnellate, circa otto volte quella del 2012. Le famiglie poverissime rimangono ancora succubi dei narcotrafficanti ricchi, nonostante gli sforzi del governo colombiano.
In generale, tutto il sistema produttivo si è perfezionato. Dalle nuove tecnologie introdotte per seminare fino a cinque volte all’anno a quelle che permettono di utilizzare meno foglie di coca per produrre più droga. I laboratori sono all’aperto per velocizzare il processo di essicazione e la cocaina viene mischiata ad altre sostanze, come il fentanyl, perché sia più potente e crei più dipendenza.
È cambiata anche la diffusione e la vendita. Dai produttori, la cocaina viene poi trasportata a bordo dei narco-subacquei difficili da rintracciare dai radar. Una volta arrivata a destinazione, gli spacciatori prendono gli ordini via messaggio e la portano direttamente a casa.
È così che intere comunità vivono per produrre cocaina, che i narcotrafficanti riescono a rivendere sempre più lontano, fino all’Asia e all’Africa.
Secondo gli ultimi dati dell’UNODC, nel 2022 erano 23 milioni le persone che consumavano cocaina, con gli Stati Uniti al primo posto. Nel 2016 erano solo 18 milioni.
All’inizio degli anni 2000, gli Stati Uniti hanno sostenuto con milioni di dollari una campagna per frenare la produzione di cocaina in Colombia attraverso degli spray tossici. Nel 2015, a causa della pressione dei narcotrafficanti, il governo colombiano ha vietato l’utilizzo di spray, favorendo così la ripresa.