Il presidente Donald Trump è in volo per Roma dove sabato parteciperà ai funerali di Papa Francesco. Con il capo della Casa Bianca anche la First Lady Melania, il capo di Gabinetto Susie Wiles, il consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz, il capo della comunicazione Steven Cheung, i vice di Wiles – Beau Harrison, Nick Luna, Stephen Miller e Dan Scavino –, il capo dello staff della First Lady Hayley Harrison e la consigliera di Trump Natalie Harp.
Ai funerali del Papa anche l’ex presidente Joe Biden con la moglie Jill, che prenderanno parte alle esequie in forma privata.
Prima di salire a bordo dell’Air Force One, Trump ha detto ai cronisti che seguono il suo viaggio di aver parlato con il leader cinese Xi. “I dettagli li fornirò al momento opportuno”, ma il presidente non ha voluto dire se i colloqui col leader cinese siano avvenuti dopo l’escalation delle tensioni commerciali con Pechino né ha specificato quando si sono parlati. “Penso che sui dazi – ha aggiunto rispondendo alle domande dei giornalisti – stiamo andando molto bene. Stiamo resettando il tavolo. Renderemo il nostro Paese molto, molto ricco. Sta già accadendo”.
Martedì pomeriggio, intervistato alla Casa Bianca da Time Magazine, Trump ha detto che 200 leader mondiali lo hanno contattato per intavolare trattative per la riduzione dei dazi pur ammettendo che nessuno di questi è stato ancora annunciato. “Saremo pronti tra tre o quattro settimane. Alcuni Paesi chiederanno aggiustamenti, ma il quadro è fatto” e ha aggiunto che le attuali misure stanno producendo i risultati sperati. “I dazi stanno funzionando. Quando sono arrivato, la Cina guadagnava mille miliardi di dollari l’anno dal nostro commercio. Era un furto. Ora non più”. Interpellato sulle critiche del segretario al Tesoro Scott Bessent, secondo cui l’attuale situazione commerciale non sarebbe sostenibile, Trump ha replicato: “Ha ragione, ma non era sostenibile nemmeno prima. Ora stiamo riequilibrando la situazione”. Il presidente ha anche ripetuto che il leader cinese Xi Jinping gli ha telefonato e che la sua Amministrazione sta trattando con la Cina per raggiungere un accordo. Conversazioni che, venerdì mattina, Pechino ha nuovamente negato.

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha detto che non c’è stata nessuna conversazione telefonica con la Casa Bianca o con l’Amministrazione Trump e che gli Stati Uniti dovrebbero smettere di creare questa “confusione commerciale”.
I mercati continuano a interrogarsi sulla concretezza o meno delle affermazioni del presidente. Secondo Bloomberg, Pechino potrebbe allentare i suoi dazi su alcuni prodotti. Jiakun ha riferito che la Cina si sta comunque preparando a uno “scenario estremo” nella guerra commerciale con gli Stati Uniti.
Se Trump crede nella sua politica commerciale, il Segretario al Tesoro Scott Bessent è meno sicuro che sia stata la mossa giusta da attuare ora. Lo ha fatto capire durante un suo intervento con i leader finanziari e delle “private equities” affermando che la guerra commerciale con la Cina è insostenibile e che si aspettava una de-escalation a breve. Le incertezze nei mercati finanziari americani vengono provocate anche dalle ripetute minacce del presidente al capo della Federal Reserve, Jerome Powell. Uno scontro che rischia di causare danni duraturi al mercato da 29.000 miliardi di dollari dei Treasury, anche dopo che Trump ha fatto marcia indietro sulla minaccia di licenziare il presidente della Federal Reserve, il cui mandato scadrà nel maggio 2026.
“Una volta dette certe cose non si può tornare indietro – ha commentato sul Wall Street Journal Andrew Chorlton, Chief Investment Officer per il reddito fisso di M&G Investments –. Il livello di fiducia nell’indipendenza della Fed si è ridotto e si dovrà pagare di più per riaverlo”. Il rendimento dei Treasury a 10 anni si è ridotto al 4,3%, dopo essere salito a oltre il 4,4% questa settimana, dirigendosi verso livelli toccati solo durante le turbolenze dell’inizio di questo mese.
I grandi investitori dei titoli del Tesoro, i fondi pensione non solo americani, ma di gran parte dei Paesi europei e giapponesi, notano che sul mercato persiste un timore circa l’indipendenza della Fed, compresa la possibilità che Trump licenzi Jerome Powell per il sostituto con uno dei suoi seguaci. Non solo: questo dibattito si aggiunge a quello preesistente sulle conseguenze della guerra commerciale, con gli investitori che già mettono in dubbio lo status di rifugio sicuro del mercato obbligazionario statunitense.
“Il discorso sul licenziamento di Powell – ha affermato William Campbell, gestore di portafoglio di DoubleLine Capital – non fa che aumentare la domanda di premi di rischio da parte del mercato”, ricordando quello che è successo qualche anno fa in Turchia. “L’indipendenza garantisce stabilità e, a nostro avviso, indebolirla crea inevitabilmente incertezza” ha commentato Tobias Adrian, il massimo funzionario del FMI per i mercati.