Sempre più caotica la situazione al Pentagono con la gestione di Pete Hegseth. In ultimo, sono arrivate anche le dimissioni del suo chief of staff Joe Kasper, dopo una una raffica di licenziamenti, a conclusione dei veleni e delle lotte interne tra i suoi consiglieri. Ma sono anche, e soprattutto, le sue “leggerezze” che mettono in discussione le sue capacità, se sia in grado o meno di gestire la più grande e riservata agenzia governativa dopo i messaggi mandate a parenti e amici sulle operazioni militari e un invito esteso a Musk per prendere parte a una discussione riservatissima sulle misure militari contro la Cina.
Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, oltre a non saper mantenere i segreti sulle operazioni militari contro le milizie Houthi in Yemen condivisi con due chat diverse sulla piattaforma Signal, Hegseth avrebbe invitato a un briefing classificato il patron della Tesla, che, come è noto, ha vasti interessi e forti contatti con la leadership cinese. Superficialità che ora lo hanno messo in contrasto con gli alti comandi del Pentagono.

Secondo il quotidiano finanziario, a causa di questo invito ci sarebbe stato un duro scontro tra Hegseth e l’ammiraglio Christopher Grady, che all’epoca era il capo di Stato maggiore congiunto. Secondo le fonti che lo hanno rivelato in confidenza al WSJ, Hegseth si sarebbe rivolto urlando e con parolacce a Grady, che lo aveva redarguito davanti a tutti gli alti graduati, minacciando di sottoporlo al test poligrafico e accusandolo di essere stato lui a far trapelare la notizia ai media. Il test, peraltro, non sarebbe mai stato fatto, ma Hegseth lo ha nuovamente minacciato nei confronti di altri generali, tra cui il tenente generale Doug Sims, attuale direttore dello Stato maggiore congiunto.
Finora Hegseth è sopravvissuto a vari scandali: una prima chat su Signal per condividere i raid contro gli Houthi nello Yemen con il team della sicurezza nazionale (al quale era stato invitato per errore anche il direttore di The Atlantic che ha rivelato la vicenda); la settimana scorsa, il New York Times ha scoperto l’esistenza di una seconda chat, sempre su Signal, dove sarebbero state condivise informazioni analoghe alla prima, questa volta con sua moglie, il fratello e il suo avvocato personale. Inoltre, contravvenendo alle rigide regole del Pentagono e al buon senso, il segretario alla Difesa ha installato l’applicazione anche sul suo computer di lavoro. E, scrive il New York Times, “la connessione con Signal è con il suo numero di telefono personale, facilmente accessibile”, esponendo potenzialmente i segreti militari degli Stati Uniti ai nemici dell’America. Ma non solo. In un momento in cui l’Amministrazione va a caccia degli sprechi e degli abusi, licenziando decine di migliaia di persone, si è fatto costruire un “camerino per il trucco” accanto alla “press room” da usare prima di comparire davanti ai giornalisti per le interviste.
Rivelazioni che oltre a metterlo in ridicolo evidenziano come sia la persona sbagliata al posto sbagliato, ma Hegseth, secondo Politico, anziché fare un esame introspettivo delle sue azioni, avrebbe accusato consiglieri e generali di diffondere questi “pettegolezzi”, puntando il dito sulle talpe interne che, secondo lui, sono agenti del “contro-Stato”. Sempre più sospettoso, teme, o racconta di temere, che siano tutte campagne orchestrate contro di lui.
Joe Cassper avrebbe avuto un ruolo chiave nella sospensione di Colin Carroll, capo di Gabinetto del vicesegretario alla Difesa Stephen Feinberg e dei due alti dirigenti Dan Caldwell e Darin Selnick, tutti sospettati di aver rivelato alla stampa le notizie dannose nei confronti del capo del Pentagono. Alla fine, altri due funzionari sono stati rimossi dall’incarico o si sono dimessi e lo stesso segretario ha affermato di voler chiedere indagini penali nei confronti di alcuni di loro. L’ispettore generale del Dipartimento ha invece avviato una indagine nei confronti di Hegseth, per la presunta gestione inappropriata di informazioni classificate.
Il suo ex addetto stampa John Ullyot, anche lui licenziato, ha detto a CNN: “È stato un mese di caos totale. Dalle fughe di notizie di piani operativi ai licenziamenti di massa, alle minacce. L’evidente disfunzione del Pentagono è una grande distrazione per il presidente Trump, che merita di meglio dalla sua leadership”.
Finora Trump lo ha difeso. Tutto da vedere quanto tempo durerà questa sua difesa.