Una lunga fila silenziosa: in Vaticano, i fedeli passano ore in piedi per rendere omaggio a Papa Francesco nella sua bara aperta e foderata di rosso all’interno della Basilica di San Pietro. Le visite hanno superato, giovedì sera, le 90 mila persone, secondo la sala stampa vaticana, e altre decine di migliaia sfileranno venerdì fino alle 20, ora in cui il feretro di Bergoglio sarà chiuso in vista dei funerali di sabato. L’enorme chiesa è rimasta aperta fino all’alba di giovedì invece di chiudere a mezzanotte e ha riaperto alle 7 del mattino, tutto per consentire il massimo afflusso dei fedeli.
Per il giorno dei funerali, che vedrà arrivare nella capitale oltre 170 delegazioni straniere, la macchina logistica è in moto fra controlli di polizia, Protezione civile per assistere i fedeli, sicurezza per i capi di Stato, installazione di maxischermi in varie grandi piazze romane per consentire di seguire anche a chi non arriverà a piazza San Pietro. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato che si calcola la presenza di almeno 200mila fedeli in strada per seguire le esequie, e poi la traslazione attraverso Roma, a Santa Maria Maggiore. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato che si calcola la presenza di almeno 200mila fedeli in strada per seguire le esequie.
Come da sue volontà, è nella basilica sull’Esquilino dedicata alla Madonna, suo luogo prediletto di preghiera, che Francesco riposerà. Il Vaticano ha diffuso l’immagine del progetto della sua tomba: realizzata in marmo di provenienza ligure con la sola iscrizione “FRANCISCUS” e la riproduzione della sua croce pettorale, preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della Basilica di Santa Maria Maggiore, nei pressi dell’Altare di San Francesco.
All’uscita di Santa Maria Maggiore, una immagine di Jorge Mario Bergoglio e la scritta Franciscus 1936-2025. Accanto il libro delle firme per i fedeli. “Caro Papa Francesco, io pregherò per te. Tu prega per me e la mia famiglia”.
Tre drappi rossi sono stati posti sulla facciata principale della Basilica. Poi la fila per accedere, attraverso la Porta Santa. E poi il percorso verso il luogo di sepoltura scelto da Francesco. Qui il Papa si è sempre recato prima e dopo ogni viaggio internazionale, lo ha fatto anche dopo il ricovero al Gemelli. Sabato 26 aprile, il suo viaggio terreno terminerà qui.
Sono più di 170 dunque le delegazioni attese per i funerali sul sagrato della Basilica di San Pietro: in prima fila ovviamente capi di Stato e di governo, sovrani e leader spirituali. Amici e cosiddetti “nemici”, come il presidente dell’Argentina Javier Milei, che in passato non ha risparmiato critiche, insulti compresi, verso Francesco. Ma gli occhi restano puntati su Donald Trump, che in partenza venerdì prevede una trasferta di meno di 24 ore, rendendo poco fattibile un incontro decisivo sull’Ucraina o sulla guerra dei dazi a margine delle esequie del Pontefice.
Come è noto, ci sarà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma dopo il no alle pressioni americane per accettare un piano considerato da Kiev piuttosto una dichiarazione di resa, tra i due non tira buona aria.
E ci sarà soprattutto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che la premier Giorgia Meloni vorrebbe vedere formalmente a colloquio con il presidente americano: anche qui, però, difficile che si intavoli qualcosa che assomigli a un vero vertice.
Ci saranno inoltre il presidente francese Emmanuel Macron e i reali di Spagna Felipe VI e Letizia. Per la Germania sia il presidente Frank-Walter Steinmeier che il cancelliere uscente Olaf Scholz e per la Gran Bretagna il principe William e il primo ministro Keir Starmer. Poi i capi di stato di Portogallo, Svizzera, i leader di diversi paesi balcanici, il presidente polacco Andrzej Duda. Ci sarà anche il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva.
E a Roma convergeranno delegazioni di tutte le confessioni religiose, dal grande Imam di Al Azhar, Ahmad al Tayyebb, che è stato un importante interlocutore del Papa nel mondo musulmano, a una delegazione della comunità ebraica e il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni. Da Mosca per il patriarcato ortodosso arriva il metropolita Antonij.
I “grandi” assenti restano il presidente Vladimir Putin, che ha deciso di inviare la ministra della Cultura Olga Ljubimova e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si è fatto notare nei giorni scorsi per non aver offerto le sue condoglianze al Papa.