La libertà religiosa torna al centro dello scontro politico a Washington. Il Dipartimento per gli Affari dei Veterani VA ha annunciato la creazione di una task force interna con l’obiettivo di indagare su presunti episodi di discriminazione contro i cristiani nei luoghi di lavoro dell’agenzia. La decisione, fortemente voluta dal segretario Doug Collins, si inserisce in un’iniziativa più ampia dell’amministrazione Trump per dare nuovo slancio alla fede nelle istituzioni pubbliche, con un focus dichiarato sul cristianesimo.
In una comunicazione indirizzata a tutto il personale e ottenuta dall’Associated Press, Collins ha invitato i dipendenti a segnalare ogni caso di ostilità nei confronti del credo. Ha richiesto che le segnalazioni siano dettagliate, indicando con precisione nomi, date e luoghi. Tra i casi da riportare, il mancato riconoscimento di esenzioni religiose, ammonimenti per l’esposizione di simboli cristiani e presunte ritorsioni nei confronti di chi, per motivi di coscienza, si è rifiutato di sottoporsi o di partecipare a procedure mediche come l’aborto o la terapia ormonale.
Questa novità arriva in un momento delicato per il VA, dove una ristrutturazione interna minaccia oltre 80.000 posti di lavoro e contribuisce a un clima di incertezza generale. Sul fronte istituzionale, invece, la decisione si allinea con la creazione di un’unità operativa inter-agenzia, guidata dalla procuratrice generale Pam Bondi, incaricata di identificare e combattere quelli che vengono definiti “pregiudizi anticristiani” in tutte le ramificazioni dello Stato.
Collins ha ribadito che l’obiettivo è quello di proteggere i credenti da ingiustizie sistemiche, soprattutto in ambiti come l’obbligo vaccinale, l’esposizione di effigi religiose e la libertà di esprimere convinzioni spirituali negli ambienti lavorativi. Anche altri enti federali, tra cui il Dipartimento di Stato, stanno seguendo l’esempio, predisponendo canali riservati per raccogliere segnalazioni di discriminazioni.
L’iniziativa ha ottenuto ampio consenso tra gruppi cristiani e conservatori, che la vedono come un gesto coraggioso a difesa della libertà di culto. Tuttavia, le critiche non si sono fatte attendere. Secondo Rachel Laser, presidente di Americans United for Separation of Church and State, un’organizzazione non-profit statunitense che si occupa di difendere il principio della separazione tra Chiesa e Stato, questa campagna rischia di travalicare i confini della libertà religiosa per trasformarsi in un pretesto per legittimare discriminazioni e indebolire le leggi sui diritti civili.
Anche il senatore democratico Richard Blumenthal ha espresso preoccupazione, definendo l’azione ingiustificata e potenzialmente pericolosa per la neutralità religiosa che dovrebbe contraddistinguere ogni agenzia federale. A suo dire, i veterani hanno combattuto per difendere un Paese dove tutte le fedi dovrebbero godere della stessa protezione, e dove il governo non dovrebbe mai favorirne una a discapito delle altre.
La task force interna del VA avrà una durata di due anni. Entro questo arco di tempo, dovrà revisionare le politiche interne, raccogliere testimonianze, correggere eventuali irregolarità e formulare raccomandazioni operative. L’amministrazione, ora sotto la guida repubblicana, ha promesso che il controllo sarà rigoroso, trasparente e rispettoso della pluralità.
Gli Stati Uniti sono una nazione fortemente segnata dalla tradizione cristiana, con circa il 70% della popolazione che si identifica come tale. Questo gruppo è composto principalmente da protestanti circa il 43% e cattolici 20%, ma include anche altre minoranze e ortodossi. Nonostante la crescita di altre fedi e l’incremento degli atei e agnostici, il cristianesimo rimane la religione predominante.