Non è più tempo di pensionamenti. Tra inflazione galoppante, dubbi sulla tenuta della previdenza sociale e un costo della vita in continua ascesa, gli anziani americani decidono di non ritirarsi. Anzi, ritornano. Sempre più over 60 scelgono di restare nella forza lavoro o addirittura di rientrarvi dopo una prima uscita. Lo fanno per integrare il reddito, ma anche per continuare a sentirsi utili e parte attiva della società.
Secondo un recente sondaggio condotto da Allianz Life, una compagnia di assicurazioni statunitense, oltre sei pensionati su dieci prevedono di lavorare almeno part-time durante la pensione, mentre una minoranza significativa afferma di non riuscire nemmeno a immaginarsi fuori dalla realtà professionale.
La nuova longevità, infatti, non si traduce solo in più anni da vivere, ma anche in più energia, più competenze e, spesso, in una rinnovata voglia di contribuire. Le aziende cominciano ad accorgersene. Alcuni settori come sanità, istruzione, servizi, stanno riscoprendo il valore dell’esperienza e della stabilità. I responsabili delle risorse umane, un tempo restii ad assumere candidati più datati, iniziano a considerare i senior non come un peso, ma come una risorsa.
Brittany Truszkowski, direttrice operativa del Grand Canyon Law Group, uno studio legale con sede in Arizona, ha riferito al settimanale Newsweek che i lavoratori maturi apportano qualità rare: etica del lavoro, affidabilità, intelligenza emotiva. In contesti ad alta pressione, queste caratteristiche a suo avviso fanno la differenza. Molti datori di lavoro, inoltre, riconoscono un vantaggio economico: gli over 60, grazie all’accesso a Medicare, non appesantiscono i costi assicurativi aziendali.
Non mancano però le difficoltà. Il pregiudizio anagrafico resiste, e non è raro che gli anziani si scontrino con stereotipi: si pensa ad esempio siano poco aggiornati sulle tecnologie, che non si adattino facilmente. Tuttavia qualcosa sta cambiando. Programmi mirati, come quelli promossi da ManpowerGroup, una multinazionale statunitense leader mondiale nelle soluzioni per la gestione delle risorse umane, o dall’Age-Friendly Institute, un’organizzazione no-profit che si dedica a promuovere ambienti inclusivi per le persone over 50, hanno iniziato a costruire un ponte tra domanda e offerta sul lavoro nella terza età.
Anche i numeri danno ragione a questa nuova tendenza: secondo uno studio di Bain & Company, una delle principali società di consulenza marketing, entro il 2030 circa 150 milioni di posti di lavoro saranno occupati da ultra 55enni. Dati che impongono un cambio di paradigma: non è più il momento di chiedersi se assumere un anziano sia una buona idea, ma come farlo al meglio.