Secondo un’indagine condotta da Sandy Hook Promise e KRC Research, – un’organizzazione no-profit fondata da familiari delle vittime della sparatoria nella scuola elementare Sandy Hook del 2012, con l’obiettivo di prevenire la violenza armata attraverso programmi educativi, – l’82% dei ragazzi statunitensi tra i 10 e i 17 anni ha visto almeno una pubblicità di armi online. I social media sono invasi da contenuti che mostrano pistole decorate con personaggi per bambini, come Hello Kitty o Batman, e influencer che le promuovono come se fossero giocattoli.
La legge federale vieta il possesso di armi corte ai minori di 18 anni, ma non esistono restrizioni nazionali sulla pubblicità di armi rivolta ai minori. Secondo gli esperti, questa strategia ricorda da vicino quelle adottate in passato da Big Tobacco e dall’industria dell’alcol: conquistare i futuri clienti quando sono ancora adolescenti.
«È un serio problema di salute pubblica», afferma David Rosenbloom, professore alla Boston University. «Si normalizza il possesso di armi e lo si associa a status, virilità e potere, proprio nel momento in cui i ragazzi stanno cercando modelli di riferimento».
Gli Stati Uniti registrano attualmente uno dei tassi più alti al mondo di morti per armi da fuoco non legate a conflitti armati. Secondo gli ultimi dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), nel 2021 sono morte 48.830 persone per ferite da arma da fuoco, tra cui quasi 21.000 vittime di omicidio e oltre 26.000 suicidi.
Negli ultimi anni, alcuni legislatori hanno cercato di limitare il modo in cui le armi da fuoco vengono promosse ai più giovani. Nel 2023, il senatore democratico Edward Markey ha proposto il Protecting Kids from Gun Marketing Act, volto a contrastare le campagne pubblicitarie mirate ai minori.
Nell’agosto dello stesso anno, il governatore dell’Illinois, JB Pritzker, ha firmato il Firearm Industry Responsibility Act, una legge che vieta la pubblicità di armi rivolta ai bambini. Tuttavia, a settembre 2023, una corte d’appello federale ha bloccato una normativa simile in California, sostenendo che violava la libertà di espressione e che era improbabile che contribuisse a ridurre la violenza armata.