Non si possono garantire processi ai migranti che “devono” essere deportati, altrimenti “ci metteremo duecento anni”. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump lo ha detto ieri nello Studio Ovale davanti ai giornalisti, negando ottocento anni di storia democratica, dalla Magna Charta che sancì il diritto all'”habeas corpus”. Era il 1215 e re Giovanni d’Inghilterra dovette promulgare il documento in risposta alle proteste dei baroni ribelli che non volevano pagare imposte per le Crociate; fra le altre cose, una clausola gettava le basi per tutta la giurisprudenza successiva che garantisce il diritto di contestare in tribunale l’imprigionamento.
Molte le reazioni. Per esempio il deputato Jonathan L. Jackson, democratico dell’Illinois, ha scritto sui social media: “‘Non possiamo dare a tutti un processo’ — scusa?! Questo è palesemente un linguaggio da #dittatore. Il giusto processo non è facoltativo solo perché è scomodo. Questa è l’America, non una repubblica delle banane. Se vuoi stracciare la Costituzione, abbi almeno il coraggio di dirlo apertamente.”
Le dichiarazioni dello Studio Ovale rappresentano l’ennesimo attacco di Trump contro il potere giudiziario, che a suo dire sta limitando la sua libertà d’azione. Trump ha affermato falsamente che Paesi come il Congo e il Venezuela hanno svuotato le loro prigioni negli Stati Uniti e che, per questo motivo, è necessario aggirare le garanzie costituzionali del giusto processo per espellere rapidamente gli immigrati.
“Spero che otterremo collaborazione dai tribunali, perché abbiamo migliaia di persone pronte a partire e non si può fare un processo per tutti”, ha detto Trump. “Non era previsto. Il sistema non era stato pensato così. E non crediamo che ci sia nulla che lo imponga.” Ha sostenuto che le “persone molto pericolose” che sta espellendo dal Paese includono assassini, spacciatori e individui con disturbi mentali. In realtà, in assenza di tutele giudiziarie e della formulazione di capi d’imputazione, nessuno sa di cosa sarebbero accusate (tantomeno colpevoli) le centinaia di persone che sono già state deportate verso il Salvador.
“Li stiamo mandando via, e un giudice non può dire: ‘No, devono avere un processo’,” ha dichiarato Trump. “Il processo richiederebbe due anni. Avremo un Paese molto pericoloso se non ci sarà consentito fare ciò che abbiamo il diritto di fare.” Trump aveva fatto dichiarazioni simili in un post sui social media lunedì, scrivendo: “Non possiamo dare a tutti un processo, perché farlo richiederebbe, senza esagerare, 200 anni.”
Sabato mattina, la Corte Suprema – a maggioranza conservatrice – per la prima volta aveva sfidato direttamente la Casa Bianca bloccando temporaneamente – per 7 voti a 2 – la deportazione di un altro gruppo di migranti venezuelani accusati di essere membri di bande criminali, deportazione che sarebbe avvenuta, di nuovo, invocando i poteri eccezionali di una legge di guerra raramente utilizzata, l’Alien Enemies Act.