Il Nobel dell’economia Paul Krugman avverte che gli Stati Uniti stanno vivendo una “crisi da sudden stop”, un fenomeno tipico dei mercati emergenti, in cui gli investitori stranieri perdono fiducia e interrompono bruscamente l’afflusso di capitali. Trump – spiega Krugman – ha ereditato un’economia solida, uscita dall’inflazione post-Covid senza aumenti significativi della disoccupazione, ma ha rapidamente dissipato quel vantaggio, imponendo dazi distruttivi, generando caos politico e alimentando un clima di instabilità.
Sulla sua pagina web, Krugman scrive a tale proposito: “Quello che stiamo vedendo ora è qualcosa di familiare a quelli di noi che hanno studiato le crisi economiche in altri paesi, di solito mercati emergenti. Questo è ciò che accade quando un paese che ha fatto affidamento su grandi afflussi di capitale straniero perde la fiducia degli investitori internazionali. L’afflusso di denaro si prosciuga – e le conseguenze economiche sono generalmente gravi”.
La conclusione dell’esperto è tagliente: nessun investitore ragionevole si fiderebbe oggi dell’America, e il timore di repressione politica, come il rischio di essere arrestati da ICE per aver criticato Trump, scoraggia persino chi volesse semplicemente visitare il Paese per valutare opportunità economiche.
Secondo Krugman: “Niente di tutto questo era necessario. L’economia degli Stati Uniti stava andando bene prima che Trump entrasse in carica. La “Trumponomica” non è una risposta a problemi reali. È un presidente che ha condotto una guerra alla competenza indulgendo nelle sue ossessioni personali”. E sottolinea che l’America e il mondo ne subiranno le conseguenze.