Intel, unico produttore statunitense di chip avanzati su larga scala, si prepara ad annunciare un drastico piano di ristrutturazione che prevede il licenziamento di oltre il 20% della propria forza lavoro. Una decisione che arriva dopo anni di difficoltà e che segna la prima grande manovra sotto la guida del nuovo CEO Lip-Bu Tan, nominato lo scorso mese al posto di Pat Gelsinger.
La ristrutturazione mira a semplificare la struttura aziendale, ridurre la burocrazia interna e rilanciare una cultura più orientata all’ingegneria e all’innovazione, in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale, dove Intel ha progressivamente perso terreno a favore di concorrenti come Nvidia. A fine 2024, l’organico dell’azienda era sceso a 108.900 dipendenti, rispetto ai 124.800 del 2023, già colpiti da un precedente taglio di circa 15.000 posti nell’ambito di un piano di riduzione dei costi da 10 miliardi di dollari entro il 2025.
Secondo Reuters, Tan sta attualmente rivedendo le operazioni legate alla produzione e all’intelligenza artificiale, dopo che Intel ha perso il suo primato nella fabbricazione di chip a vantaggio della taiwanese TSMC. In una recente dichiarazione, il CEO ha affermato che l’azienda ha bisogno di una struttura più agile e focalizzata su ingegneria e AI, per rispondere alla crescente pressione competitiva nel settore dei semiconduttori.
Come riporta Yahoo Finance, ex dirigenti attribuiscono il declino di Intel a un decennio di decisioni strategiche sbagliate, a una crescita eccessiva del personale e a una gestione rallentata da processi interni troppo complessi.