Si preannuncia come una battaglia giudiziaria monumentale: l’università di Harvard in tribunale contro la Casa Bianca. Uno scontro titanico che prende lo spunto dalla lotta all’antisemitismo, ma che in realtà punta al controllo della libertà accademica da parte del governo federale. Uno scontro giudiziario che andrà vanti per anni e che molto probabilmente finirà alla Corte Suprema.
Harvard, la più antica università degli Stati Uniti, è emersa come simbolo di resistenza ideologica contro Donald Trump e sostiene che la Casa Bianca, accusando l’ateneo di antisemitismo, sta in realtà cercando di controllarlo imponendo la supervisione ideologica dell’Amministrazione a una istituzione che racchiude le più alte espressioni della libertà di pensiero. L’università ha sfornato otto presidenti degli Stati Uniti, 188 miliardari viventi, 162 premi Nobel, 48 vincitori del premio Pulitzer, 369 Rhodes Scholars.
L’Amministrazione Trump ha già revocato i programmi di diversità, equità e inclusione, arrestato studenti internazionali e revocato i loro visti e congelato i finanziamenti federali per le università che si sono rifiutate di sottomettersi alle sue richieste. Nel caso specifico di Harvard, la Casa Bianca ha già bloccato 2,2 miliardi di dollari in sovvenzioni e contratti pluriennali, pianificando di revocare l’esenzione fiscale e minacciando la possibilità dell’ateneo di ospitare studenti internazionali.
Harvard sostiene che la Casa Bianca abbia tagliato i fondi per costringerla a sottomettersi al controllo governativo. Le azioni del governo “minacciano l’indipendenza accademica di Harvard” e “fanno parte di un più ampio sforzo da parte del governo per punire Harvard per aver protetto i suoi diritti costituzionali”, hanno scritto gli avvocati dell’ateneo nell’accusa depositata in tribunale.
Questo scontro rappresenta un momento cruciale nel dibattito sull’autonomia delle istituzioni accademiche rispetto all’influenza governativa. L’esito della causa potrebbe stabilire precedenti significativi per il rapporto tra università e governo federale.

Il caso è stato assegnato alla giudice della Corte Distrettuale federale Allison Burroughs. Nel ricorso, l’università accusa l’Amministrazione di violazione del Primo emendamento, che garantisce la libertà di espressione, ed altre leggi e regolamenti federali, chiedendo che venga dichiarato incostituzionale il congelamento dei fondi. “Le conseguenze dell’abuso di autorità del governo saranno gravi e a lungo termine”, ha dichiarato il presidente di Harvard, Alan Garber, annunciando il ricorso.
Uno dei docenti più noti di Harvard, il professore di diritto costituzionale Laurence Tribe, sostiene che la decisione di citare in giudizio l’Amministrazione darà coraggio ad altre istituzioni in difficoltà. E così è stato. Oggi oltre 150 università, grandi e piccole, notissime, prestigiose o poco conosciute, hanno inviato una lettera firmata dai rispettivi presidenti condannando l’ingerenza politica della Casa Bianca negli affari accademici.
“Parliamo all’unisono contro l’eccesso di potere e l’interferenza politica che mette a rischio l’istruzione universitaria di questo Paese”, si legge nel documento pubblicato dalla American Association of Colleges and Universities.
Questo scontro rappresenta un momento critico per l’autonomia delle istituzioni accademiche negli Stati Uniti. Altre università, come Columbia, Princeton e Brown, stanno monitorando attentamente la situazione, considerando azioni legali simili per proteggere la loro indipendenza e i loro programmi di ricerca.
Harvard è l’università più ricca del mondo: ha un fondo di dotazione di 53 miliardi di dollari, che potrebbe contribuire ad attutire i tagli. Circa l’80% di questo denaro è destinato ad aiuti finanziari, borse di studio, cattedre di facoltà, programmi accademici o altri progetti.
Il governo aveva legato lo sblocco dei finanziamenti a una serie di condizioni, tra cui la consegna da parte dell’università dei nomi degli studenti che avevano manifestato per Gaza e il controllo su alcuni corsi accademici.
“I fondi dei contribuenti – ha dichiarato Harrison Fields, un portavoce della Casa Bianca – sono un privilegio e Harvard non ha rispettato le condizioni base necessarie per accedere a questo privilegio. L’assistenza federale a istituzioni come Harvard, che arricchiscono i loro strapagati burocrati con le tasse delle famiglie americane, è finita”.