Un proiettile ha messo fine alla sua vita, ma non al suo tentativo di giustizia. Con un ultimo sforzo, Arkia “Kia” Berry ha scritto una parola sul suo telefono: “Jaco”. Un messaggio inviato pochi istanti prima di morire, accasciata all’interno di un’auto crivellata di colpi, accanto al figlio di cinque anni e al compagno di vent’otto.
La polizia dell’Alabama è convinta che quella parola fosse il nome del suo assassino: Jaco, abbreviazione di Jacorian Deshawn McGregor, 25 anni, ora accusato di triplice omicidio aggravato per l’eccidio avvenuto lo scorso 13 luglio a Birmingham, in Alabama.
Secondo le autorità, McGregor avrebbe fatto fuoco verso le 17, colpendo a morte Berry, il piccolo Landyn Brooks e il padre del bambino, Eric Ashley Jr.. I tre si trovavano a bordo di una Nissan Maxima blu, ritrovata a breve distanza, sfigurata dai proiettili e ferma sul ciglio della strada, all’interno di una tranquilla zona residenziale.
A ricostruire la sequenza è stato il detective Jarvelius Tolliver, ascoltato durante un’udienza preliminare. Alle 17:07, le telecamere di sorveglianza riprendono una Kia Soul verde entrare nel quartiere. Un minuto dopo arriva la Nissan guidata da Berry. Alle 17:09, la donna invia il messaggio “Jaco”. Passano appena sessanta secondi e la Kia si allontana a tutta velocità. Nessun altro veicolo viene inquadrato in uscita.
Alle 17:10, è il sistema automatico di rilevamento incidenti a far partire la chiamata d’emergenza. Quando gli agenti arrivano, trovano i corpi senza vita dei tre passeggeri e tra i 20 e i 30 bossoli sparsi sull’asfalto.
Il giorno dopo, una pattuglia dell’East Precinct interviene per un’auto in fiamme. È una Kia Soul verde. Dopo aver domato l’incendio, il veicolo viene portato in un deposito. Da lì, le forze dell’ordine risalgono alla proprietaria, che sostiene di esserne stata derubata “cinque o sei giorni prima”, senza però aver mai sporto denuncia.
Nel frattempo, le analisi sul telefono di Ashley rivelano un ultimo contatto registrato proprio con “Jaco”. Un altro video mostra la Kia Soul viaggiare insieme a una Mercedes. Grazie ai lettori di targa, gli investigatori identificano il conducente della Mercedes: l’uomo racconta di aver passato la giornata con McGregor, il quale, stando alla sua versione, avrebbe confessato la sparatoria.
Dagli esami forensi emerge che McGregor avrebbe cancellato quasi tutti i messaggi dal proprio cellulare proprio il 13 luglio. Tuttavia, restano tracce di chat nelle quali si parla esplicitamente dell’accaduto. “Gli dicevano di sparire, di non farsi vedere, di restare nascosto”, ha dichiarato Tolliver.
La difesa respinge ogni accusa. “Il mio assistito non ha sparato a nessuno”, ha detto l’avvocato John Robbins. “Non esiste alcuna ripresa che lo mostri mentre fa fuoco. Il messaggio di Berry? Non è una prova: scrivere un nome non equivale a identificare un colpevole.”
Un anno prima di morire, Arkia Berry aveva pubblicato su Facebook un messaggio che oggi appare come un presagio. “Vedere tutte queste donne, tutte madri, che muoiono all’improvviso mi colpisce nel profondo. In meno di due settimane ne abbiamo perse quattro. Prego in nome di Gesù per ogni madre… che Dio le guidi e le protegga. Giorno e notte. Sempre.”
Se riconosciuto colpevole, Jacorian McGregor rischia l’ergastolo senza possibilità di liberazione condizionale.