Il Canada è pronto a difendersi e soprattutto, a reclamare un ruolo da protagonista.
In un contesto globale dove le alleanze storiche vacillano e le minacce arrivano da chi un tempo era alleato, il primo ministro Mark Carney ha deciso di passare all’attacco. La sua risposta è un piano di difesa senza precedenti, pensato per rafforzare la sovranità del Paese di fronte a quella che ha definito una “nuova realtà geopolitica”.
Carney, economista ed ex governatore della Banca d’Inghilterra, ha assunto la guida dei Liberal solo un mese fa, dopo le dimissioni di Justin Trudeau. Da allora, i sondaggi hanno mostrato una crescita del consenso in relazione al suo operato.
Il governo canadese prevede un incremento di circa 21,2 miliardi di dollari nella spesa militare nei prossimi quattro anni, con l’obiettivo di superare il 2% del PIL entro il 2030. Un traguardo anticipato di due anni rispetto agli attuali impegni presi in sede NATO, che arriva in un momento politico incandescente, a pochi giorni dalle elezioni federali del 28 aprile.
Il politico, ritiene che le minacce alla sicurezza nazionale non arrivino da scenari remoti, ma dal confine. Il leader liberal ha accusato apertamente l’amministrazione Trump, di rappresentare un pericolo concreto per l’integrità territoriale canadese.
Il riferimento è alle ripetute dichiarazioni del presidente statunitense che, nel corso degli ultimi mesi, ha manifestato il desiderio di annettere il Canada come 51esimo stato americano. A ciò si aggiungono anche le tariffe punitive imposte da Washington e le pressioni sulla spesa militare canadese, considerata troppo bassa.
Nel presentare il manifesto elettorale del Partito, Carney ha parlato della necessità di prepararsi a un’epoca di “minacce alla sovranità”, sottolineando che l’America,a suo avviso, ambirebbe al controllo delle risorse naturali, terra, acqua, minerali e alla progressiva assimilazione del Paese.
Il piano del leader liberal non riguarderebbe soltanto il rafforzamento militare convenzionale: include investimenti significativi in armamenti, personale, tecnologie informatiche e intelligenza artificiale, con particolare attenzione alla sicurezza delle regioni settentrionali.
Infatti, una parte consistente dei fondi sarà destinata al nord del territorio, considerato strategico anche in funzione delle tensioni crescenti con la Cina. Il cambiamento climatico e l’apertura di nuove rotte artiche hanno acceso l’interesse di potenze straniere e spinto Ottawa a una difesa più decisa.
Nel documento programmatico, il Partito Liberal ha promesso di mantenere il Canada “forte, libero e sovrano”. Una dichiarazione d’intenti che si intreccia con un’altra promessa: quella di costruire “l’economia più forte del G7” in risposta alla guerra commerciale intrapresa dagli USA, definita “ingiustificata e sconsiderata”.
Non mancano però le critiche. Pierre Poilievre, leader del Partito Conservatore e principale sfidante alle urne, ha definito il piano “scioccante” e ha accusato il politico di voler espandere ulteriormente i deficit lasciati in eredità dal governo Trudeau.
Intanto, quasi due milioni di canadesi si sono già recati alle urne nei primi giorni di voto anticipato, segnando un’affluenza da record. Un chiaro segnale della crescente tensione e della necessità urgente di difendere l’identità nazionale.