Il mondo cattolico è in lutto: Papa Francesco è morto all’età di 88 anni, nella Casa Santa Marta dove era ancora in convalescenza dopo un lungo ricovero al Policlinico Gemelli per polmonite.
Nel 2014, un anno dopo essere stato eletto pontefice, un articolo dell’Huff Post aveva definito Papa Francesco il più grande innovatore sociale di tutti i tempi, mentre un anno prima era stato nominato persona dell’anno dal settimanale Time.
Nel corso del suo papato ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti, ma allo stesso tempo è stato oggetto di aspre critiche. Molti ne hanno ammirato l’umiltà, l’attenzione alla giustizia sociale e gli sforzi per riformare la Chiesa. Altri, invece, ne hanno criticato le posizioni su varie questioni, tra cui la gestione dei casi di abusi sessuali e le opinioni su divorzio e nuovo matrimonio. Di certo, è stato uno dei papi più politici dal Rinascimento in poi, in un momento in cui il liberalismo è in declino in tutto il mondo occidentale.
Nato a Buenos Aires, in Argentina, Jorge Bergoglio ha avuto una carriera poliedrica. Da giovane ha fatto il buttafuori e l’inserviente prima di formarsi come chimico e lavorare come tecnico in un laboratorio di scienze alimentari, ma dopo una grave malattia si è unito ai gesuiti nel 1958. Ordinato sacerdote cattolico nel 1969, è stato superiore provinciale dei gesuiti in Argentina dal 1973 al 1979, è diventato arcivescovo di Buenos Aires nel 1998 ed è stato nominato cardinale nel 2001 da Papa Giovanni Paolo II, prima di raggiungere l’apice dell’autorità nella Chiesa cattolica come Papa Francesco nel marzo 2013.

Il suo arrivo ai vertici del Vaticano è stato accompagnato da un’esplosione di speranze e anticipazioni sul fatto che una Chiesa cattolica considerata arcaica sarebbe stata rinnovata per ottenere nuovo splendore. Tra i primi risultati più impressionanti, i suoi sostenitori ricordano la sua campagna globale contro la fame e a sostegno dei poveri e degli emarginati; e i suoi instancabili sforzi per rafforzare il movimento ambientalista, in particolare il suo lavoro di sensibilizzazione sul cambiamento climatico contro i negazionisti. Bergoglio ha denunciato il capitalismo con toni sprezzanti: “Sembra che stia crescendo l’idea che i poveri non solo siano responsabili della loro condizione, ma che rappresentino un peso intollerabile per un sistema economico incentrato sugli interessi di pochi gruppi privilegiati”.
È stato il primo papa proveniente dalle Americhe e il primo gesuita. Il suo pontificato è stato caratterizzato dall’attenzione a temi quali la misericordia, la tenerezza, la teologia pastorale, la cura del Creato e il dialogo con la secolarizzazione. Ha riformato la Curia romana, ha nominato nuovi cardinali provenienti da diverse parti del mondo, ha convocato sinodi sulla famiglia, sui giovani e sulla regione amazzonica, ha pubblicato documenti fondamentali come Evangelii Gaudium, Laudato Sì e Amoris Laetitia e ha visitato molti Paesi, soprattutto quelli che si trovano nelle periferie.
Ha anche affrontato sfide come la crisi degli abusi sessuali, gli scandali finanziari, l’opposizione di alcuni settori conservatori della Chiesa e i problemi di salute – oltre ad esprimere la sensazione che il suo pontificato sarebbe stato breve e non escludendo la possibilità di dimettersi come il suo predecessore Benedetto XVI. Malgrado quest’ultima ipotesi non si sia mai concretizzata, Francesco si era detto fiducioso che le dimissioni saranno una possibilità molto concreta per i futuri papi.

Papa Francesco è stato incredibilmente consapevole del potere della comunicazione in un mondo connesso e ha fatto grande uso dei social media. Oltre ai video su YouTube, ha aperto un profilo Twitter/X sotto il nome di @Pontifex. Quando ha lavato i piedi a una donna musulmana in prigione, sapeva che quell’immagine avrebbe fatto il giro del mondo e sarebbe diventata virale. Scrive Tiziana Dearing dell’Huff Post: “Francesco sta cambiando radicalmente il modo in cui un Papa comunica il cambiamento. Discorsi e documenti? Sì. Immagini che valgono più di mille parole a un miliardo di battute al minuto? Anche questo”.
Poi c’è la circostanza che nel mondo di oggi i privilegi di cui godono i membri di sistemi elitari come la monarchia e il papato sono decisamente anacronistici e di certo non fanno presa sul pubblico. Papa Francesco lo ha percepito e ha semplificato, per quanto possibile, la struttura organizzativa del Vaticano, snellendo la gerarchia e scuotendo il suo gruppo dirigente.
A livello personale, Francesco ha rifiutato lo splendore del palazzo vaticano; fin dall’inizio non ha voluto trasferirsi dalla Residenza di Santa Marta, situata accanto alla Basilica di San Pietro e costruita per ospitare il clero e i cardinali in visita al Vaticano, dove viveva prima di essere elevato al papato. L’arcivescovo Georg Gänswein, segretario di Papa Benedetto XVI, racconta che dopo settimane di tentativi di convincerlo di questa necessità, alla fine si arrese quando Francesco rispose: “Ho bisogno di vivere tra la gente e se vivessi da solo, magari un po’ isolato, non mi farebbe bene”. Il Santo Padre ha continuato a vivere in una suite a Santa Marta, nonostante tutte le proteste.
Come Papa lavoratore, Francesco ha enfatizzato una missione di amore, empatia e la chiamata a “farsi male, ferirsi e sporcarsi” servendo i poveri e gli emarginati. Ha istituito la Giornata Mondiale dei Poveri nella sua lettera apostolica Misericordia et misera, pubblicata nel 2016 al termine dell’Anno giubilare della Misericordia della Chiesa. “A conclusione del Giubileo della Misericordia – ha scritto nel primo messaggio nel 2017 – ho voluto offrire alla Chiesa una Giornata Mondiale dei Poveri, affinché in tutto il mondo le comunità cristiane diventino sempre più segno della carità di Cristo verso gli ultimi e i più bisognosi”..
Tuttavia, nei suoi sforzi per modernizzare, semplificare e democratizzare la Chiesa, Francesco ha sperimentato alcuni evidenti fallimenti. Nonostante le lodi per le donne, sono stati fatti pochi progressi per loro nella Chiesa. Ha mantenuto il divieto di ordinare le donne come sacerdoti, ma ha dato loro maggiore voce in capitolo nei ruoli decisionali e ne ha nominate diverse a posizioni di alto livello in Vaticano.
Per quanto riguarda la comunità LGBTQ+, è stato piuttosto ambiguo, affermando che l’omosessualità è un peccato, ma non un crimine, definendo “ingiuste” le leggi anti-gay e dicendo che “dobbiamo lavorare per porvi fine”.
Il tremendo scandalo dei preti pedofili ha continuato ad agitare la Chiesa cattolica, senza alcuna soluzione in vista. La posizione di Francesco, alla fine, è rimasta piuttosto ambivalente: se da un lato ha definito il fenomeno una tragedia, dall’altro ha affermato che i sacerdoti che abusano sessualmente sono “figli di Dio” che devono essere amati, ma anche “nemici” che devono essere puniti.
“Non è affatto facile – ha detto il Papa – Come possiamo avvicinarci, come possiamo parlare con gli abusatori per i quali proviamo disgusto? Sì, anche loro sono figli di Dio, ma come possiamo amarli? È una domanda molto difficile”. Una domanda che è rimasta senza risposta.
È stato un eccellente sostenitore della gestione dell’ambiente. Quello che è iniziato come un cenno quasi mistico a San Francesco, patrono dell’ecologia e degli animali, si è rapidamente trasformato in una strategia ben costruita per allineare gli 1,2 miliardi di cattolici del mondo sul ruolo dell’umanità nel causare il cambiamento climatico. Il 18 giugno 2015 ha pubblicato Laudato Sì: Sulla cura della nostra casa comune, una storica enciclica, o lettera pastorale, rivolta all’intera congregazione cattolica.
Alla fine, come tutti i leader, Francesco ha conosciuto l’euforia del successo e lo sconforto del fallimento, ma molto probabilmente sarà ricordato per la sua volontà di scuotere il mondo, rivedendo le idee ossificate di un’organizzazione antica e scricchiolante. E proprio come il suo omonimo, con la sua attenzione ai miti e ai diseredati della Terra, come “amico dei poveri”.