Il rover Curiosity della NASA ha scoperto importanti depositi di carbonio su Marte. Secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista Science da un team di scienziati dell’Università di Calgary, l’analisi dei campioni prelevati dal suolo marziano suggerisce che in passato sul pianeta fosse attivo un ciclo del carbonio, un processo fondamentale per sostenere la vita come la conosciamo.
“Perforare la superficie stratificata di Marte è come sfogliare un libro di storia”, ha spiegato Thomas Bristow, ricercatore dell’Ames Research Center della NASA e co-autore dello studio. “Bastano pochi centimetri di profondità per ottenere informazioni sui minerali formatisi circa 3,5 miliardi di anni fa.”

Dalle analisi emerge che l’atmosfera marziana conteneva abbastanza anidride carbonica da permettere la presenza di acqua liquida in superficie, confermando l’ipotesi di un ambiente un tempo favorevole alla vita. “Questo studio ci dice che Marte era abitabile secondo parametri che comprendiamo bene”, ha dichiarato uno degli autori.
Lo stesso esperto ha evidenziato come il pianeta, nel tempo, sia passato da uno stato potenzialmente abitabile a uno inospitale: “Quando la CO₂, che aveva contribuito a mantenere Marte caldo, ha iniziato a precipitare sotto forma di siderite, è probabile che ciò abbia compromesso la sua capacità di restare umido e temperato.”
Il co-autore Benjamin Tutolo ha aggiunto che la presenza diffusa di sali altamente solubili nelle rocce analizzate – e in altri depositi mappati su gran parte della superficie – rappresenta una prova concreta della cosiddetta “grande essiccazione”, cioè il drastico cambiamento climatico che ha trasformato Marte da un mondo caldo e umido a quello freddo e secco che conosciamo oggi.