La nuova proposta dell’Amministrazione Trump ridefinisce il concetto di “danno” nell’ambito dell’Endangered Species Act (la legge federale statunitense che protegge le specie animali a rischio di estinzione), escludendo la distruzione degli habitat tra le azioni vietate. Secondo la proposta, solo il ferimento o l’uccisione diretta di un animale sarebbero considerati illegali.
La norma, già pubblicata nel Federal Register, è destinata a favorire attività estrattive, edilizie e industriali, ma secondo i biologi, minaccia decine di specie in via d’estinzione come il gufo maculato, la lince e il gallo della prateria. Gli ambientalisti parlano di “attacco al cuore della legge”e avvertono che la nuova norma favorirebbe pratiche distruttive per l’ambiente come il disboscamento, l’estrazione mineraria, la perforazione incontrollata per prelevare petrolio e gas, costruzione di case in luoghi in cui vivono creature in via di estinzione.

Come riporta il Washington Post, il Fish and Wildlife Service e la National Oceanic and Atmospheric Administration hanno affermato che “l’interpretazione ristretta del danno ambientale, che considera reato solo l’uccisione o il ferimento intenzionale di un singolo animale, piuttosto che la degradazione dell’habitat di cui una specie ha bisogno per nutrirsi, riprodursi e prosperare, riflette il vero significato dell’Endangered Species Act ed è coerente con la moderna concezione della protezione della fauna selvatica”.
Il Segretario dell’Interno Doug Burgum ha affermato che non saranno le regolamentazioni, ma l’innovazione a salvare le specie in pericolo. Ha citato come esempio i recenti progressi nelle biotecnologie, grazie ai quali un’azienda ha creato tre cuccioli di lupo grigio simili al lupo terribile estinto. Su X ha dichiarato: “È ora di cambiare radicalmente il modo in cui pensiamo alla conservazione delle specie.” Tuttavia, questo pensiero potrebbe sollevare domande di natura etica: è sensato rimpiazzare ciò che viene distrutto dall’uomo con metodi artificiali?
Gli scienziati ricordano che la perdita di habitat è la causa principale dell’attuale crisi globale della biodiversità e potrebbe portare all’estinzione di un milione di specie, come evidenziato nel “Transformative Change Report”,pubblicato il 18 dicembre 2024 dall’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services).
Kristen Boyles, avvocato senior di Earthjustice, ha dichiarato che l’idea che la distruzione dell’habitat non sia dannosa è “insensata sia legalmente che biologicamente”. “Quello che stanno dicendo – ha spiegato – è che sarebbe corretto prosciugare uno stagno dove viveva una specie di tartaruga o pesce in via di estinzione, e questo non verrebbe considerato dannoso”. Earthjustice ha annunciato azioni legali contro la nuova norma.