È durato circa un’ora e mezza l’atteso bilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca.
“Tutti amano Giorgia Meloni in Europa, è diventata un’amica”, ha esordito Trump nella conferenza stampa immediatamente successiva al pranzo di lavoro. “Abbiamo parlato di commercio, di tante cose”. Al centro dell’incontro – come aveva anticipato un funzionario USA a Bloomberg – non c’è stato infatti solo il tema dazi, ma anche commercio, cooperazione in ambito difensivo, trasporti marittimi e il ruolo dell’Italia nel corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec).
Il repubblicano ha poi scherzato sul fatto che l’Italia potrebbe rimanere il miglior amico europeo di Washington “solo fino a quando rimarrà in carica la premier”. Ha inoltre lodato l’Italia per essere stata “molto utile nel sostegno all’Ucraina”, sottolineando che “siamo vicini alla fine della guerra” e annunciando che giovedì prossimo è prevista la firma all’accordo con l’Ucraina su risorse naturali e minerali.
Trump ha quindi smentito di aver mai chiamato gli europei “parassiti” (il termine, usato dal segretario alla Difesa Pete Hegseth in una chat privata che comprendeva anche il vicepresidente JD Vance e il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, era stato invece pubblicamente avallato dallo stesso Trump con un post su Truth Social il 25 marzo) e ha smentito che cambierà idea sui dazi. “No, ci stiamo arricchendo, miliardi e miliardi di dollari”.
La premier, che per l’occasione ha annunciato che “prossimamente” Trump sarà a Roma in visita di Stato dopo aver accettato l’invito di Palazzo Chigi, ha invece sottolineato l’affinità del suo governo con l’amministrazione Trump su temi come la “lotta alla cultura woke, l’immigrazione e il traffico di fentanyl”. Meloni ha poi annunciato che Roma è disponibile ad aumentare le proprie importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) prodotto oltreocean.
Prima dell’incontro ufficiale, i due leader avevano già risposto ad alcune domande della stampa, con il capo di Stato USA che aveva elogiato l’interlocutrice come “una dei veri leader mondiali, una premier eccezionale che sta facendo un lavoro eccezionale in Italia”.
Contestualmente, la presidente del Consiglio aveva definito Washington un “partner affidabile” e si era detta fiduciosa sul fatto che verrà “trovata una strada che renda entramba i Paesi più forti” – specificando che “l’Italia intende arrivare alla soglia del 2%” del PIL destinato alle spese per la difesa.
La missione della premier a Washington è mossa dall’obiettivo di rendere l’Italia un ponte tra l’amministrazione Trump e l’Unione Europea, che la Casa Bianca a trazione repubblicana ha più volte definito una partner inaffidabile nata per “fregare” gli Stati Uniti.
Quella tra Meloni e Trump è una sintonia basata soprattutto su affinità politiche e ideologiche, specialmente su temi come il contrasto all’immigrazione ed erosione dei diritti LGBTQ. La premier italiana è stata l’unica leader europea invitata alla cerimonia di inaugurazione di Trump lo scorso 2020 gennaio, e più volte il presidente l’ha elogiata definendola “una leader fantastica” con cui potrebbe “raddrizzare un po’ il mondo”.
Il colloquio di Meloni con il presidente americano è il primo con un leader europeo dopo il cosiddetto “Giorno della Liberazione” in cui, lo scorso 2 aprile, gli Stati Uniti hanno annunciato dazi variabili contro quasi tutti i Paesi del globo. L’UE è stata colpita da un’aliquota del 20% su tutte le esportazioni verso gli USA, anche se Trump ha poi sospeso temporaneamente l’aumento per 90 giorni, lasciando in vigore una tariffa base del 10%.
Prima della partenza per Washington, la leader di Fratelli d’Italia ha avuto una serie di colloqui telefonici con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per definire una strategia comune. L’Unione Europea ha proposto agli Stati Uniti un accordo commerciale “zero per zero” sulle tariffe industriali, ma un accordo sembra al momento lontano: Ursula von der Leyen, che coordina i negoziati sul commercio, non ha ancora avuto alcun incontro con Trump da quando è rientrato alla Casa Bianca.
Ma Meloni dovrà fare i conti con l’importanza di bilanciare la “relazione speciale” con la necessità di proteggere gli interessi economici tanto dell’Italia quanto dell’Unione Europea – con cui Roma ha legami sostanzialmente più profondi rispetto a quelli con gli USA. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno assorbito l’11% di tutto l’export italiano – dietro solo alla Germania (12%) e prima della Francia (10%). Nei confronti di Washington, Roma ha un surplus commerciale di quasi 40 miliardi di euro, compensato però da un deficit di ben 104 miliardi di euro nel settore dei servizi.
Prima di partire per gli States, intervenendo alla cerimonia dei Premi Leonardo 2025 a Villa Madama, la stessa Meloni aveva affermato: “Vedremo come andrà. Faremo del nostro meglio. Io sono consapevole di cosa rappresento e cosa sto difendendo. Dobbiamo ricordarci che abbiamo superato ostacoli ben peggiori. Al presidente dirà che i prodotti italiani generano ricchezza nei paesi che li importano”.
Sulla visita della premier italiana a Washington si è espresso anche il New York Times, secondo cui l’imminente meeting “suscita più speranze che timori”. “Il suo background di destra l’ha da tempo posizionata come potenziale alleata di Trump”, scrive il quotidiano, “per i fan della Meloni, questo è un momento ricco di opportunità. Per altri, invece, è un importante banco di prova per capire se la premier può usare la sua affinità con il presidente statunitense per aiutare l’Italia e l’Europa”.