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April 17, 2025
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La Casa Bianca snobba gli ordini dei tribunali, ora rischia oltraggio alla corte

L'Amministrazione Trump ha intrapreso una campagna tesa a screditare le inchieste dei giudici Xinis e Boasberg

Massimo JausbyMassimo Jaus
Casa Bianca per taglio 50% budget dipartimento di Stato

Casa Bianca /ANSA

Time: 3 mins read

La tattica è quella classica: quando le domande diventano scomode per non rispondere si semina confusione. Una confusione voluta, che non ha nulla a che vedere con i fatti.

La vicenda della controversa estradizione in El Salvador di 238 immigrati illegali arrestati negli Stati Uniti, dopo che due magistrati in due tribunali diversi, con due procedimenti legali differenti, hanno chiesto all’Amministrazione Trump perché le loro decisioni non vengano rispettate, vede oggi, anziché la risposta alle loro domande, la diffusione da parte della Casa Bianca di notizie tese a screditare l’inchiesta.

Il giudice Boasberg – Credit: By United States District Court for the District of Columbia/Wikipedia

A Washington, il magistrato federale James Boasberg vuole sapere perché l’Amministrazione Trump non ha rispettato la sua decisione facendo partire due aerei, sui quali erano stati imbarcati 238 immigrati illegali espulsi e accusati di essere membri di una banda criminale venezuelana, dopo che lui aveva ordinato lo stop dei voli. Gli avvocati di quattro immigrati imbarcati si erano rivolti alla corte federale sostenendo che i loro clienti non avevano commesso alcun reato ed erano in attesa di ricevere il permesso di soggiorno. Il magistrato aveva quindi ordinato la temporanea sospensione dell’estradizione concedendo 14 giorni per vagliare lo status dei quattro che stavano per essere deportati. Tuttavia, a dispetto della sua decisione, i due aerei sono partiti. E per questa decisione l’Amministrazione rischia ora una condanna per oltraggio per non aver rispettato la sua ordinanza.

Un altro magistrato federale in Maryland, Paula Xinis, invece vuole sapere dall’Amministrazione Trump perché uno dei 238 immigrati illegali deportati in El Salvador, Abrego Garcia, sia stato incluso nella lista dopo che un’ordinanza del tribunale risalente al 2019 vietava al governo federale di cacciarlo dal Paese e dopo che la stessa amministrazione aveva affermato in tribunale che il suo nome tra le persone che dovevano essere espulse era stato aggiunto erroneamente. Ne è nata una schermaglia legale che si è conclusa con la Corte Suprema che ha stabilito all’unanimità che la Casa Bianca deve facilitare il rientro dell’immigrato espulso, ma a tutt’oggi, Abrego Garcia sta in prigione in El Salvador. 

La giudice Paula Xinis – Credit: U.S. Senate Judiciary Committee, Public domain, via Wikimedia Commons

Invece di dare risposte e obbedire agli ordini della magistratura il ministro della Giustizia, Pam Bondi e con lei altri funzionari dell’amministrazione Trump tra cui il ministro per la Sicurezza Interna Kristi Noem hanno lanciato una campagna di fango affermando che Abrego Garcia è un membro della banda criminale salvadoregna MS-13, rendendo pubblico un ordine di protezione richiesto dalla moglie di Abrego Garcia quattro anni fa dopo che i due avevano avuto un litigio, accusando i giornali “liberal” di cavalcare la notizia “per mettere in negativo il successo di Trump nella lotta all’immigrazione illegale”  afferma Kristi Noem che definisce Kilmar Abrego Garcia un “immigrato clandestino criminale e violento” che “deve stare dietro le sbarre e fuori dal suolo americano”.

Originario di El Salvador e giunto negli Stati Uniti all’età di 16 anni, Garcia, oggi 29enne, ha ottenuto dal tribunale dell’immigrazione il permesso di soggiorno, è sposato, ha tre figli e un lavoro. Dopo che l’Amministrazione Trump aveva affermato che l’espulsione di Abrego Garcia era stata un “errore”, ora sostiene che il governo statunitense non ha l’autorità di riportarlo indietro. 

FILE PHOTO: Kilmar Abrego Garcia, a Salvadoran migrant who lived in the U.S. legally with a work permit and was erroneously deported to El Salvador, is seen wearing a Chicago Bulls hat, in this handout image obtained by Reuters on April 9, 2025. Abrego Garcia Family/Handout via REUTERS THIS IMAGE HAS BEEN SUPPLIED BY A THIRD PARTY. MANDATORY CREDIT./File Photo

Il ministro della Giustizia Pam Bondi ha affermato che i tribunali non hanno l’autorità di costringere l’Amministrazione Trump a rimpatriare Abrego Garcia negli Stati Uniti. In una conferenza stampa di martedì, Bondi ha affermato che Abrego Garcia “non tornerà nel nostro Paese” perché si trova in El Salvador, che è, a suo dire, “il luogo in cui il presidente intende tenerlo”. Lunedì, durante una visita alla Casa Bianca, il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha dichiarato che non avrebbe rimpatriato Abrego Garcia negli Stati Uniti. Il vicepresidente salvadoregno Félix Ulloa ha ribadito questa posizione mercoledì, quando il senatore democratico Chris Van Hollen del Maryland ha visitato il Paese per cercare di negoziare il rilascio di Abrego Garcia.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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