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Giudice Xinis: sul caso Abrego Garcia, Trump rischia l’oltraggio alla Corte

Senatori pronti ad andare in Salvador per incontrare il giovane deportato nel famigerato carcere di Cecot

Massimo JausbyMassimo Jaus
Giudice Xinis: sul caso Abrego Garcia, Trump rischia l’oltraggio alla Corte

Kilmar Abrego Garcia, a Salvadoran migrant who lived in the U.S. legally with a work permit and was erroneously deported to El Salvador, is seen in this handout image obtained by Reuters on April 9, 2025. Abrego Garcia Family/Handout via REUTERS

Time: 4 mins read

L’Amministrazione Trump rischia di essere incriminata per oltraggio alla corte. Questa la minaccia ventilata dalla giudice federale Paula Xinis che, nell’aula del tribunale di Greenbelt, in Maryland, ha redarguito gli avvocati del Dipartimento di Giustizia durante un’udienza sul caso di Kilmar Abrego Garcia trasferito “per errore”, come ha ammesso la stessa Amministrazione, in una prigione di massima sicurezza in El Salvador il mese scorso. Secondo Xinis, il Governo a oggi non ha fatto “nulla” per facilitarne il rimpatrio nonostante gli ordini del tribunale. 

Sottolineando la rapidità con cui intende procedere, la giudice Xinis ha consigliato a Drew Ensign, l’avvocato del Dipartimento di Giustizia, di “cancellare ferie e appuntamenti per i prossimi giorni” per prepararsi a fornire da mercoledì le risposte a 15 domande che gli faranno gli avvocati di Abrego Garcia. Secondo quanto stabilito dalla magistrata, i legali del salvadoregno espulso potranno anche richiedere alcuni documenti e fino a sei testimonianze di funzionari dell’Amministrazione, tra cui quella di Robert Cerna, un alto funzionario dell’Immigration and Customs Enforcement, e Joseph Mazzara, il consulente generale facente funzioni del Dipartimento della Sicurezza Interna. Subito Xinis ha aggiornato l’udienza a mercoledì.

La giudice Paula Xinis – Credit: U.S. Senate Judiciary Committee, Public domain, via Wikimedia Commons

Kilmar Abrego Garcia, di origini salvadoregne, 29 anni, sposato con tre figli, viveva negli Stati Uniti con regolare permesso di soggiorno; è stato deportato il mese scorso e si trova ora nella famigerata prigione di Cecot, considerata una delle peggiori del mondo.

Il caso ha innescato un confronto costituzionale tra la Casa Bianca e il potere giudiziario che non ha precedenti. 

Approfittando della compiacente maggioranza sia alla Camera che al Senato e con una Corte Suprema piegata al suo volere, il presidente ha lanciato un affondo alle istituzioni agguantandosi poteri presidenziali che nessun capo della Casa Bianca, nei 250 anni di storia americana, ha mai avuto, sostenendo che i giudici federali non hanno l’autorità di dirgli come condurre la politica estera. Di rimando la magistratura sostiene che la legge deve essere rispettata da tutti, anche dall’Amministrazione al potere, e che per estradare Kilmar Abrego Garcia esiste un iter giudiziario che non può essere eluso. 

L’Amministrazione Trump non ha fatto mistero che non ha nessuna intenzione di riportare il salvadoregno negli Stati Uniti. Lo ha detto in maniera chiara la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt affermando che l’uomo trasferito nel carcere di massima sicurezza del Paese centroamericano “è un terrorista, criminale della gang M13 che si stava nascondendo in Maryland”. Nuove diffamazioni, avanzate solo dopo che l’avvocato del Dipartimento della Giustizia aveva ammesso in tribunale che il nome di Kilmar Abrego Garcia era stato incluso per errore nella lista dei gangster venezuelani del Tren de Aragua estradati in El Salvador. E Leavitt ha accusato i media sostenendo che strumentalizzano questa vicenda “per fare giornalismo sensazionalista”.

Abrego Garcia non ha precedenti penali e non è mai stato accusato di alcun reato negli Stati Uniti o in El Salvador. Le nuove accuse contro di lui finora erano state lanciate dalla poco credibile voce di Stephen Miller, il consigliere politico di Donald Trump, non suffragate, almeno ad oggi, da nessuna prova, e mosse solo dopo che la Corte Suprema, all’unanimità, aveva stabilito che la Casa Bianca doveva “facilitare” il rimpatrio del salvadoregno espulso. 

Resta quindi incomprensibile il motivo per cui, se effettivamente Abrego Garcia è un gangster di una banda criminale, le accuse contro di lui non siano state rese pubbliche alla prima udienza in tribunale, ma solo dopo che l’avvocato del Dipartimento della Giustizia aveva ammesso l’errore per l’estradizione. 

Martedì mattina, prima dell’udienza, Trump aveva rilanciato l’idea di deportare a El Salvador i cittadini americani che si sono macchiati di reati violenti. Una proposta già avanzata lunedì durante i colloqui con il presidente salvadoregno Nayib Bukele, che ha già accolto migranti illegali dagli Stati Uniti nelle carceri del suo Paese. 

I’ve been clear: if President Bukele doesn’t want to meet here in D.C., then I intend to go to El Salvador this week to check on Kilmar Abrego Garcia’s condition and discuss his release.

Kilmar was illegally ABDUCTED and deported by the Trump Admin. He must be brought home NOW. pic.twitter.com/Hunr6F31J3

— Senator Chris Van Hollen (@ChrisVanHollen) April 15, 2025

Il senatore del Maryland Chris Van Hollen ha richiesto un incontro con il presidente Bukele durante la sua visita per discutere del rimpatrio di Kilmar Abrego Garcia. In una lettera, Van Hollen afferma di voler incontrare “urgentemente” Bukele questa settimana. Il senatore si è detto pronto ad andare a El Salvador già da mercoledì. Un incontro al quale il deputato Maxwell Frost della Florida vorrebbe pure partecipare con altri membri della Camera, tra cui Yassamin Ansari, una deputata neo-eletta dell’Arizona, e il deputato Robert Garcia della California.

“Kilmar Abrego Garcia – ha dichiarato Van Hollen – non avrebbe mai dovuto essere rapito ed espulso illegalmente e i tribunali hanno chiarito: l’Amministrazione deve riportarlo a casa, ora. Tuttavia, poiché l’Amministrazione Trump sembra ignorare questi ordini dei tribunali, dobbiamo adottare ulteriori misure”.

Durante una conferenza stampa, Van Hollen ha dichiarato che Abrego Garcia non dovrebbe trascorrere un altro giorno nel carcere di El Salvador. 

Il 1° aprile, la giudice Paula Xinis aveva stabilito che l’espulsione era illegale e aveva ordinato al governo di “agevolare” il suo rimpatrio entro il 7 aprile. Tuttavia, l’amministrazione Trump ha presentato ricorso contro l’ordinanza presso la Corte d’Appello del Quarto Circuito federale, che ha confermato l’ordinanza del giudice di primo grado. Il Dipartimento di Giustizia ha quindi chiesto alla Corte Suprema una sospensione, concessa dal Presidente della Corte Suprema John Roberts, che ha prorogato il termine per il rimpatrio. Il 10 aprile, la Corte Suprema ha emesso una decisione unanime, confermando l’ordinanza della giudice Xinis.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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