“Gli Stati Uniti facciano un passo indietro, cancellino integralmente le misure sbagliate e tornino al rispetto reciproco”. Così il Ministero del Commercio di Pechino ha chiesto all’amministrazione Trump di revocare i dazi imposti alle importazioni dalla Cina, che hanno toccato livelli mai visti con punte del 145%.
La nota ufficiale, diffusa poche ore dopo l’annuncio della Casa Bianca sull’esenzione per alcuni prodotti tecnologici, definisce la mossa americana “una correzione minima” e sottolinea che l’intero impianto delle “tariffe reciproche” rappresenta un errore politico da sanare con urgenza.
Sabato, le dogane statunitensi hanno annunciato l’esclusione di diversi beni di largo consumo – tra cui smartphone, laptop, memorie digitali e componenti elettronici – dal regime tariffario punitivo imposto dal presidente Trump. L’esenzione è “temporanea” perché, come ha precisato il segretario al Commercio USA Howard Lutnick, saranno integrati “fra un mese o due” ai dazi sui semiconduttori.
Questa misura è stata interpretata da Pechino come un parziale riconoscimento degli effetti distorsivi delle nuove barriere commerciali, ma giudicata insufficiente.
Nel frattempo, le autorità cinesi fanno sapere di essere al lavoro per valutare l’impatto complessivo delle esenzioni, senza escludere contromisure.
Il prezzo da pagare è già evidente per molte aziende americane. Apple – che produce in Cina circa l’80% dei suoi dispositivi, tra cui iPad e oltre metà dei Mac – ha visto bruciati sul mercato circa 640 miliardi di dollari di capitalizzazione a causa delle incertezze legate ai dazi. Secondo alcune stime, il costo finale di un iPhone 16 Pro Max, se interamente gravato dai nuovi dazi, potrebbe superare i 3.500 dollari. Una prospettiva che ha messo in allarme l’intero comparto tech, già provato da mesi di interruzioni logistiche e rincari generalizzati.
Il confronto tra Washington e Pechino ha ormai assunto tratti di lungo periodo, con dazi a senso alternato (125% quelli cinesi in risposta) che stanno minando la tenuta dei flussi commerciali globali.
Durante un incontro con il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, il presidente cinese Xi Jinping ha avvertito che non ci sono vincitori in una guerra tariffaria – e che dichiarare guerra al mondo intero non farà altro che isolare Washington.